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VERTICE 5 STELLE IN TRIBUNALE AD AVERSA PER L’ESPULSIONE DELL’EX ATTIVISTA ANGELO FERRILLO

Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio sono stati ascoltati, questa mattina al Tribunale di Aversa, per il processo per diffamazione contro l’ex attivista e blogger della Terra dei Fuochi Angelo Ferrillo. Erano attesi, come testi, anche il vice-presidente della Camera Luigi Di Maio e il leader del M5S Beppe Grillo, che però non si sono presentati. Di Maio ha presentato formale giustificazione.

La querelle giudiziaria nasce dalle accuse lanciate da Ferillo, espulso dal Movimento 5 Stelle dopo aver vinto le primarie per le elezioni regionali in Campania, che aveva sollevato dubbi sulla gestione e sulla trasparenza del voto online.

Un post di Ferrillo sui un social nerwork, secondo la difesa non indirizzato a una persona ma generico, è l’oggetto della querela di Gianroberto Casaleggio che invece ritenne le parole usate in quel post indirizzate a lui.

Ferrillo vinse il primo turno delle primarie, ma poco dopo, il 16 gennaio 2015, ricevette l’avviso con un mail dello staff di Beppe Grillo che contro di lui era stato avviato un procedimento per alcune frasi pubbliche in cui aveva manifestato l’opinione che le procedure per la selezioni dei candidati alle regionale fossero una truffa; il 28 gennaio Ferrillo fu espulso con una mail dallo staff di Beppe Grillo e a marzo gli venne comunicata dal Comitato d’Appello la bocciatura del suo ricorso contro l’esclusione.

Alessandro Di Battista ha detto: “Nel 2014 le sospensioni le decideva solo Grillo, non c’era alcun comitato d’appello”, ha dichiarato. Davide Casaleggio ascoltato dai giudici prima del deputato pentastellato aveva riferito che esisteva, in quel periodo, un organo di appello contro le esclusioni o le sospensioni. Esistenza comprovata anche dalla email indirizzata nel marzo 2015 a Ferrillo e mostrata dal suo legale. Di Battista ha poi sottolineato che “sui voti la gestione del Movimento è sempre stata trasparente, da noi c’è democrazia interna”.

Il processo riprenderà il 26 marzo 2018. Per quella data e’ stato nuovamente citato come teste Beppe Grillo, che ha scritto al giudice per spiegare di non aver ricevuto la notifica. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio attraverso l’avvocato Maurizio Lojacono ha comunicato invece di essere impegnato nei lavori parlamentari.

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Fonte: Corriere del Mezzogiorno