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SI DIMETTE IL CANDIDATO GRILLINO LIGURE DOPO LA STORIA DELLA ‘NDRANGHETA

Daniele-Comandini-matteoderricoDaniele Comandini, candidato M5S al consiglio regionale in Liguria, si ritira dalle elezioni dopo le polemiche dei giorni scorsi per la sua amicizia con il figlio di un presunto boss mafioso . Lo annuncia lo stesso Comandini, respingendo le accuse anche di parte del M5S: «Delle mie amicizie strumentalizzate per screditarci, ne vado fiero e ne vado a testa alta, perché è l’amicizia di chi ha morale, dignità, coraggio da vendere. Un saluto ed un abbraccio immenso, ma sopratutto un arrivederci. Mi raccomando in alto i cuori, votate per l’onestà, votate M5S».

«Il conto è arrivato e hanno ottenuto lo scopo prefissato, ma queste mie dimissioni, irremovibili, li faranno gioire – scrive Comandini su Facebook – ma state pur certi che colpire me non servirà a fermare un processo nuovo, avviato ed inarrestabile, un antisistema che porterà onestà nelle istituzioni».

Nelle ore passate il capogruppo in consiglio comunale a Imperia Antonio Russo aveva dichiarato al SecoloXIX di aver invitato a non votare i candidati della sua provincia alle prossime regionali, ma solo il simbolo del Movimento. Mafodda non è candidato, ma è amico e supporter del candidato Daniele Comandini, il capolista.

Le dimissioni annunciate su Facebook: «Meglio le mie dimissioni ora, che tradire l’elettorato dopo aver conseguito i consensi, che cari signori del fango sapevate che ci sarebbero stati e del tutto trasparenti. Forse chi tanto sbandiera legalità, dimentica che in primis noi, siamo privi di condanne e che mai abbiamo subito processi con condanne per frode fraudolenta o per diffamazione, per cui delle mie amicizie strumentalizzate per screditarci, ne vado fiero e ne vado a testa alta, perché è l’amicizia di chi ha morale, dignità, coraggio da vendere e lo ha dimostrato sempre ma sopratutto quando è sceso in campo nel difendere salute dei cittadini e territorio dalla distruzione ambientale contro una discarica, oggi sotto sequestro, simbolo di forti interessi e di poca virtuosità nel trattamento dei ciclo dei rifiuti – prosegue il post – Sono amareggiato proprio perché credo in quello che faccio, perché la mia vita è basata sulla educazione ed il rispetto, sull’umiltà nel rapportarti con i normali cittadini quelli semplici, quelli che ti accolgono calorosi perché in te vedono una rivalsa, una speranza di un futuro che si perde velocemente – conclude Comandini – Ma troppa è la cattiveria e duro è il prezzo che si deve pagare per resistere alle ingiurie gratuite, nemmeno ci si chiede quanto male si possa recare a persone che hanno avuto il solo il coraggio di difendere un paese, difendendolo con impegno ed ardore. . Vincere una battaglia non vuol dire vincere la guerra».

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Il Secolo XIX