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ROMA A 5 STELLE: QUANDO PER IL M5S CERRONI ERA “COSA LORO”

Un contratto ponte di 18 mesi tra Ama e il Consorzio Colari per la gestione del servizio di trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati prodotti da Roma. Questa la decisione per sbloccare l’annosa questione della monnezza nella Capitale, presa al termine di un incontro svoltosi nella sede della Prefettura di Roma alla presenza del presidente dell’Anac Raffaele Cantone con la partecipazione, tra gli altri, della sindaca Virginia Raggi e dei competenti assessori regionali e comunali.

“Oggi è una giornata storica per Roma. Per la prima volta il Comune è riuscito a far firmare un contratto alle aziende di Manlio Cerroni. E questo ha dell’incredibile perché fino ad ora per gestire il trattamento dei rifiuti nella Capitale ci sono state solo strette di mano. Mai una gara o un appalto”, ha detto la Raggi in merito al contratto firmato con il consorzio, ora commissariato perché raggiunto da un’interdittiva antimafia, che gestisce gli impianti di Tmb di Malagrotta. “Portiamo a casa un risultato storico: finalmente ripristiniamo la legalità nella nostra città”, ha festeggiato la sindaca.

Il contratto però fa tornare sul trono il “re della monnezza” Manlio Cerroni. Dopo la chiusura della discarica altamente inquinante di Malagrotta da parte dell’ex sindaco Marino, ora il Movimento 5 Stelle ha ammorbidito il rapporto scegliendo la strada della trattativa. Eppure, lo stesso Movimento in un post sul blog del 27 luglio intitolato “Cerroni è cosa loro” denunciava l’”obsoleta visione” del “re dei rifiuti”, rivendicando il fatto di essere «i soli a fargli una guerra senza sosta”.
“A Roma o chiami Cerroni o finisci sepolto dalla monnezza. Tutti i partiti hanno sempre prontamente ottemperato, e parecchi anche molto volentieri. Cerroni (…) non ha capito che la sua concezione di “moderno” si è fermata ai tempi del Ddt, dell’amianto e della benzina al piombo, e insieme a lui non l’hanno capito (oppure hanno fatto finta) tutte le amministrazioni romane e laziali. Politica e partiti, tutti, continuano per decenni a credere alla “vision” da dopoguerra di Cerroni, mentre contemporaneamente si susseguono denunce, arresti, processi per associazione per delinquere e traffico di rifiuti”, scriveva accalorato il Movimento, “ma oggi il 1959 è lontano, la dissennata gestione inquinatrice dei rifiuti anche, e i sistemi di collusione, ricatti e mazzette a Roma, col M5S, sono finiti. Che i partiti (..) si affrettino a capirlo, e Cerroni con loro”.
Eppure, il 13 gennaio del 2015, il deputato romano 5 Stelle Stefano Vignaroli sul blog di Grillo scriveva di Cerroni che “gestiva un ”sodalizio criminale in grado di condizionare l’attività dei vari enti pubblici coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti”. Ora la puzza si mescola a quella di Mafia Capitale. In un “sistema corruttivo ramificato” bastano un imprenditore, un avvocato, un funzionario distratto o un politico compiacente e il gioco è fatto”. Qualche tempo dopo fu lo stesso Vignaroli a partecipare alla stesura di un patto sulla monnezza insieme a Paola Muraro, all’epoca assessora nonché santa responsabile dell’Ambiente a Roma. Oggi però, sia chiaro, è tutta un’altra cosa.
E ancora: “Cerroni ha 90 anni ed è ancora convinto di essere un innovatore”, si legge nel post datato luglio 2016. “Tutte le amministrazioni romane e laziali nel tempo hanno continuato ad affidarsi alla sua obsoleta visione, noi siamo stati i soli a fargli una guerra senza sosta”, “il suo monopolio a Roma ha nomi e cognomi tra i vecchi baroni della politica”. E ancora: “Non c’è alternativa è il succo delle letterine che Cerroni invia regolarmente a ogni sindaco. Stai in campana potremmo tradurre, perché a Roma o chiami Cerroni o finisci sepolto dalla monnezza”.
mader
Fonte: Lettera43