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PISA, IL M5S SI SPACCA SULLA REVOCA DELLA CITTADINANZA A BENITO MUSSOLINI

A una certa ora, nell’afa di luglio, fra ventilatori sui banchi, sbuffi e un’ordalia di orazioni fiume che non sembra finire mai, si alza anche lui. Chissà da quanto tempo aspettava di indossare quel completo, Filippo Bedini? Pantalone nero e maglia nera con la scritta “militia” , il consigliere di Fratelli d’Italia argomenta che no, la cittadinanza onoraria a Mussolini – scrive Mario Neri su Il Tirreno – non la si può revocare. Non è tecnicamente possibile. «Un prefetto a Belluno non ha concesso la revoca dell’onorificenza a Tito», poi cita Orwell e lo piscoreato di 1984, perché quelli del Pd e Giovanni Garzella – figurarsi un po’, l’ex berlusconiano Garzella – starebbero votando una proposta liberticida.


In realtà l’esule forzista salito sul carro renziano all’ultima fermata, quella del referendum del 4 dicembre (ripensamenti, Garzella?), aveva avviato l’iter per promuovere la delibera del consiglio comunale con cui eliminare la macchia dall’onore della città della Torre tre anni fa, e così quasi s’è perfino stupito di vederla approdare prodigiosamente in aula in piena bagarre nazionale sulle spiagge nostalgiche e la proposta di legge Fiano (Pd) sull’apologia di fascismo.

La mozione-Mussolini infiamma il parlamentino cittadino fino a tarda notte. Alla fine la cittadinanza viene revocata, con i voti favorevoli dei consiglieri di maggioranza, del Pd, Mdp, ma pure degli esponenti della sinistra, da Simonetta Ghezzani a Ciccio Auletta. «Quello di oggi – dice a caldo Bruno Possenti, presidente provinciale del’Anpi – è un atto politico di grande valore, soprattutto in questo momento. Razzismo, xenofobia, intolleranza verso il diverso, apologia del Ventennio sono presenti, in maniera preoccupante, nella società in cui viviamo. C’è necessità di reagire. La revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini è un atto che va in questo senso. Grazie al consiglio comunale di Pisa». Ecco, non tutti la pensano come Possenti. Ci sono, per dire, consiglieri fascio-friendly angustiati dall’onda d’urto ultraterrena del voto. «Chi siamo noi per giudicare un’anima?», conclude il suo discorso Maurizio Nerini, che rispolvera Pasolini e che si chiede «ma poi dove gliela notifichiamo la revoca a un morto? Sono solo armi di distrazioni di massa». Con sfumature diverse (sfumature è un eufemismo), la pensano così tutti i consiglieri di centrodestra e di destra che non partecipano al voto: il forzista Riccardo Buscemi parla di «accanimento contro un morto», Raffaele Latrofa, con sillogismo logico-induttivo zenoniano, provoca e dice che ragionando così allora fascisti sarebbero quelli che in passato avevano ignorato il problema.

Ma la mozione-Mussolini diventa anche un banco di prova per il M5s. I grillini si spaccano ancora. Con Elisabetta Zuccaro che vota sì per osservanza «all’antifascismo dell’ordinamento repubblicano e costituzionale» ma in ogni caso crede che «la dicotomia destra-sinistra possa essere superata», e i consiglieri Valeria Antoni e Gianfranco Mannini che decidono di astenersi, convinti si sia trattato «di tre ore spese inutilmente – dice la pentastellata – Lungi da me cancellare il Ventennio, la guerra civile, la dittatura, le stragi. Ma quel tempo andrebbe impiegato per parlare dei problemi di Pisa, del territorio, delle cose da fare per la città. Che poi sono in consiglio da quattro anni e per tre volte a Sant’Anna di Stazzema sono andata solo io. Quelli del Pd ad agosto sono tutti al mare, e dimenticano di essere antifascisti».

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Fonte: Il Tirreno