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IL PASSATO MOLTO POCO GRILLINO DEL NUOVO NUMERO UNO DI ATAC

La nomina dell’ingegnere Paolo Simioni ad amministratore delegato di Atac, la società del Comune di Roma che gestisce il trasporto pubblico, ha mandato in fibrillazione un pezzo della maggioranza del M5S che sostiene il sindaco Virginia Raggi. Ma – scrive Marco Milioni sulla testata online

VenetoVox.it – quale sarebbe il motivo di tanta effervescenza? Come ricordato da molti quotidiani il trevigiano Simioni è giunto in Atac con la benedizione dell’assessore alle partecipate, trevigiano pure lui, Massimo Colomban, e soprattutto di quella di Davide Casaleggio, uno dei due diarchi del M5S assieme a Beppe Grillo.

Il busillis però sta negli incarichi pregressi e presenti di Simioni. Sull’ edizione romana di Repubblica Sergio Rizzo ha provato a fare un primo elenco, mettendo in testa gruppo Gavio e Gruppo Maltauro. Rizzo racconta delle intemerate dei grillini savonesi contro la Gavio per le sue incursioni nelle vicende dei porti liguri. E quelle dei grillini abruzzesi per la vicenda dell’ospedale di Chieti griffato Maltauro e definito senza mezzi termini dai critici grillini «la più grande speculazione finanziaria a danno dei cittadini abruzzesi». Ma l’elenco è parziale, basti pensare che Simioni è stato nel cda della società aeroportuale veneziana, la Save, contro la quale da mesi si batte, per esempio, il deputato veneziano Emanuele Cozzolino a suon di dichiarazioni e di interviste al vetriolo. Per non parlare delle dei j’accuse del senatore vicentino del M5S Enrico Cappelletti contro i signori delle concessioni autostradali, club nel quale è inserito a pieno titolo il Gruppo Gavio. Ma focalizzando ancor più verso quest’ultimo e verso la Maltauro (finita nell’affaire Expo assieme a un’altra veneta, la Mantovani) si può notare facilmente che questi due raggruppamenti siano nell’azionariato di Sviluppo Cotorossi, ovvero quella spa finita nello scandalo della mega lottizzazione abusiva, così almeno secondo l’accusa dei magistrati, che ospita la cittadella giudiziaria di Vicenza.

Sul piano politico il dubbio nasce: proveranno qualche imbarazzo quegli attivisti dei Cinque Stelle che negli anni si sono spesi in queste battaglie sapendo che bersagli delle loro critiche possono essere o diventare alcune società direttamente o indirettamente legate, magari nella qualifica di amministratore, ad un manager che gode dell’appoggio dei leader del movimento? La querelle ovviamente, le cui prime avvisaglie si erano avvertite in maggio, non è giudiziaria. Simioni è assolutamente privo di pendenze. È un professionista apprezzato che a detta dei suoi estimatori ha una straordinaria capacità di analisi dei bilanci. La querelle è politica, e anche etica. E riguarda il sistema che Simioni ha idealmente incarnato. Il che per un movimento come i Cinque Stelle, conta o dovrebbe contare parecchio. Soprattutto alla luce del fatto che comunque Simioni è a pieno titolo iscritto in quel club che ha dominato lo scenario veneto nella cosiddetta era Galan a partire dalla metà degli anni Novanta, poi conclusasi con lo scandalo Mose.

Un esempio lampante nella storia di questi intrecci tra politica, finanza e infrastrutture è il verbale di presentazione dei candidati per il ruolo di componente del cosiglio di amministrazione di Save datato 3 aprile 2009. Assieme a Simioni compare in quell’elenco un pezzo del gotha economico, e non solo economico, veneto. C’è il sempre presente Enrico Marchi, dominus dell’avioscalo veneziano. C’è Andrea Riello, della nota casata industriale veneziana, poi finito nella singolare vicenda della montagna di azioni in pegno scovate da Vvox.it nelle pance di Veneto Banca e BpVi. C’è Gianfranco Zoppas, noto industriale veneto il cui nome fece scalpore nella vicenda del rovescio di Veneto Banca. C’è Sandro Trevisanato, equivalente di Marchi nel terminal crocieristico veneziano, la Vtp. Ma soprattutto c’è Lia Sartori, già eurodeputato azzurro, già vicepresidente della delegazione dell’europarlamento per i rapporti con la Nato, già membro della delegazione dell’europarlamento per i rapporti con Israele, da molti descritta come il vero cervello politico di Galan, pure lei rimasta invischiata nello scandalo Mose. E per capire di quale caratura sia l’establishment nei confronti del quale il M5S vorrebbe, almeno negli intenti, operare una seria operazione di trasparenza, basti pensare che all’interno del cda di Save sino a pochi giorni fa sedeva un personaggio del calibro di Ronald Spogli, già amico dell’ex presidente di BpVi Gianni Zonin, ma soprattutto ex ambasciatore americano in Italia durante l’amministrazione di George Bush. L’ambasciatore, come pochi altri nell’amministrazione americana in Italia, si spese per la realizzazione del contestato avamposto strategico dell’esercito Usa a Vicenza noto come Ederle bis. Pratica per la quale il governo italiano scelse come commissario ad hoc quel Paolo Costa (area Pd), per anni presidente della autorità portuale veneziana. Grillini, come la mettiamo?

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