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CHI È NICK IL NERO, IL GRILLINO CAMIONISTA DIPENDENTE DELLA COMUNICAZIONE DEL M5S AL SENATO?

Da aiuto fotografo matrimonialista senza un quattrino a videomaker 5 stelle in Regione; da camionista alla squadra comunicazione al Senato per i pentastellati. Una carriera fulminante quella di Nicola Virzì, noto come Nick il Nero, nella quale non si intravvedono curriculum ma, prendendo a prestito la metafora del ministro Giuliano Poletti, tante “partite di calcetto”. Perché Nick ha i suoi santi in paradiso, anzi alla Casaleggio Associati.

Nick in questa sua carriera ne ha combinate un po’ di tutti i colori, scrive Francesca Buonfiglioli su Lettera 43: ha utilizzato brani senza chiedere il permesso agli autori rischiando querele, ha attaccato a più riprese i giornalisti aizzando la folla, ed era nel gruppo di pentastellati bolognesi che in un giro di mail poco signorili gettavano fango, per usare un eufemismo, su Federica Salsi e Giovanni Favia, rispettivamente consigliera comunale e regionale, tra i primi espulsi eccellenti dal Movimento.

Adesso con il collega della Comunicazione Matteo Incerti, anch’egli ex dipendente M5s in Regione Emilia-Romagna e autore di un libro-intervista con Federico Pizzarotti, continua ancora a fare parlare di sé. I due in stile Iene hanno inseguito il direttore del Tg1 Mario Orfeo chiedendogli conto di alcune scelte editoriali del suo telegiornale: dalla presunta censura dell’intervento di Virginia Raggi in occasione del sessantesimo dei Trattati di Roma a quella del caso Consip. Orfeo insomma per il M5s è reo di faziosità, di diffondere fake news e di aver «amplificato in maniera esagerata e tendenziosa notizie come una querela per diffamazione a Di Battista e Grillo». Parola di Blog.

L’American, o meglio bolognese, dream di Nicola Virzì è cominciata parecchi anni fa, agli albori del Movimento cittadino. Il videomaker fotografo chiese all’amico Massimo Bugani, con cui ogni tanto collaborava come aiutante fotografo matrimonialista, una mano per sbarcare il lunario. A sua volta Bugani bussò alla porta del consigliere regionale Andrea Defranceschi, finito espulso pure lui, chiedendo di assumere il nostro come videomaker in Regione con uno stipendio di 1.500 euro. Nick si era dato da fare tra gli attivisti e in Regione i collaboratori servivano. Del resto «con una telecamerina», affermava entusiasta Nick, «si può abbattere il muro delle ingiustizie».

Il consigliere abbozzò e concesse a Nick un contratto di due mesi di prova. Senza cv ed esperienza non si poteva aspirare o pretendere altro. Ma Bugani, che si era preso particolarmente a cuore il destino di Nicola, insistette: «Lui sta ancora sperando di poter avere un’entrata di 1.500 euro al mese dal Movimento per fare i video», scrisse in una mail diretta a Defranceschi. «Se questa è anche la vostra idea dategli qualcosa prima che potete perché la situazione è davvero drammatica. Se invece non è la vostra idea, oppure semplicemente non è fattibile, diteglielo subito in modo che possa iniziare a lavorare come camionista e trasportatore». A quel punto Defranceschi spiegò che non era cosa, che al massimo poteva offrire a Nick un rimborso di massimo 500 euro al mese e che sarebbe stato meglio puntare ad altro per un introito fisso.

Il suo contratto non fu rinnovato e a quel punto Nick cominciò una sua battaglia personale contro Favia e Defranceschi. «In Regione mi sento un estraneo, non me l’immaginavo così, pensavo di rivedere le nostre facce in quegli uffici a lavorare come un tempo, con gli scazzi e le risate che si sarebbero sentite fino all’atrio di quel triste palazzo della Regione», si sfogò in Rete. «Per fare politica a quanto pare ci vogliono dei tecnici e non il cuore delle persone, bisogna sottostare a delle regole che io non accetto, io sono libero e voglio esprimermi come so fare, semplicemente , in modo diretto senza paura, non voglio essere un professionista voglio rimanere Nik, con i miei difetti con il mio entusiasmo». E ancora: «In Regione hanno deciso giustamente di fare una sorta di bando per un video operatore e altre figure che collaborino con loro chiedendo il curriculum, io non potrei farlo per tre motivi: non ho studiato per fare il video operatore, non voglio soldi dal movimento, non potrei mai e poi mai snaturare il mio modo di riprendere e montare i video per seguire un target che a me non piace». Arrivò a minacciare persino l’uscita dal M5s che non arrivò mai. Insomma, Nick si comportò un po’ come la volpe e l’uva.

A quel punto cominciò a lavorare come autotrasportatore. Senza però perdere mai di vista il suo obiettivo: lavorare per il Movimento. Gli attacchi ai “dissidenti” e i suoi video girati sul camion contribuirono a creare il suo personaggio: duro, anti Casta, uno che dice pane pane e vino al vino. I clippini cominciarono a girare anche sul Blog e Nick con Bugani entrarono nelle grazie di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. E mentre i primi consiglieri grillini bolognesi cadevano sotto la scure delle espulsioni, i due guadagnavano punti. Com’è finita è noto: Salsi, Defranceschi e Favia sono stati cacciati, Bugani è il dominus bolognese dei 5 stelle e socio di Davide Casaleggio in Rousseau, mentre Nick il camionista è entrato nello staff comunicazione al Senato.

Testa calda, disturbatore di professione, si dice però che in famiglia non sia Virzì a portare i pantaloni ma la moglie Serena Saetti che sotto i portici viene chiamata “il marito di Nick”. Caporiona grillina, come lei stessa si definisce, ex consigliera M5s di quartiere a Borgo Panigale dimessasi per questioni personali, è da sempre vicina a Bugani e alla consigliera regionale Silvia Piccinini.

Come si diceva, Nick nella sua veste di comunicatore è passato alle cronache per aver usato in due suoi video brani musicali senza chiedere permesso agli autori. In un caso ad alzare la voce fu Ludovico Einaudi, che nel 2015 diffidò il M5s per la scelta di un suo pezzo come sottofondo all’involontariamente comico video contro l’euro con protagonista Paola Taverna. Poco tempo dopo il videomaker fece imbestialire pure la Tenderly, di cui aveva preso a prestito il jingle per la campagna IoNonLeggoRepubblica alludendo a ben altra destinazione d’uso del quotidiano.

Nick, insomma, ce l’ha fatta: è passato, senza titoli di studio o cv, da fotografo matrimonialista di provincia al Senato. Dove, si è scritto senza smentite, di euro ne guadagna 5 mila al mese. Un bel salto, non c’è dubbio. Tutto grazie all’amicizia e alla fiducia di Grillo, Casaleggio e Bugani. Checché ne dicano i 5 stelle, l’odiato ministro Poletti aveva ragione. Pure in casa, pardon, nel campetto loro.

mader
Fonte: Lettera 43