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M5S E LA TRAZZERA CHE NON PORTA A NULLA. LETTERA A UN GRILLINO SIMPATICO

Cancelleri-e-Grillo“CARISSIMO Giancarlo Cancelleri”, inizia così la lettera di inizio d’anno del giornalista Roberto Puglisi su Live Sicilia.

“Tu saresti stato il compagno ideale di classe, il simpaticone che ciascuno di noi avrebbe voluto come vicino di banco e supporto morale, nel giorno dell’interrogazione di matematica. Un’insufficienza non ce l’avrebbe tolta nessuno; ma tu – ilare Giancarlo – avresti comunque lumeggiato una via di fuga, una trazzera verso il buonumore. Già, la famosa trazzera grillina, rivenduta per elisir che ogni piaga avrebbe sanato, ed era invece una cosuzza – magari graziosa – e comunque cosuzza, carabattola, pupo a molla, tra le macerie.

Ecco. Il crisma – nella rutilante costellazione delle Cinque Santissime Stelle – è sempre la scorciatoia inefficace e chiassosa, l’effetto ottico, l’effervescenza destinata a sciogliersi nelle due dita d’acqua della sua stessa pochezza. Mentre il mondo crolla o sta lì lì per, mentre le autostrade collassano, mentre l’Isola va in malora, ciò che conta è azzeccare la battuta scapigliata, il rimedio irrilevante che fornisca appena dieci secondi di notorietà.

I grillini: ovvero la compagnia del tranello politico – sia detto per amor di satira e assonanza cinematografica -, l’associazione della trazzera desnuda, che tutto finge di mandare all’aria, per non cambiare nulla. E si è visto – eccome si è visto – nella tragicomica vertenza del governo Crocetta, nella deliziosa pièce teatrale in cui i tuoi nobili pentastellati – caro Cancelleri – recitano la parte nota di coloro che ‘fanno ammuina’. Esilaranti mozioni di sfiducia, esaltanti grida di battaglia, corna, bicorna e scongiuri. Eppure, com’è che il trionfante Saro sta ancora là, assiso sul suo trono? E come mai le grida di cotanto cimento – con rispetto parlando – non gli increspano nemmeno un boccolo alle presidenziali chiome?

Caro Giancarlo, non te la prendere, almeno siete bravi ragazzi tu e i tuoi fratelli folgorati sulla strada del duo Grillo-Casaleggio: tuttavia il punto è che risultate inservibili – oltreché incoerenti – nel modo in cui non incidente su nulla che sia niente, nel momento in cui affermate di stare fuori i giochi sporchi della politica siciliana, salvo poi non schiodare le terga dalle poltrone della sconsacrata Ars, come fece, per esempio, Fabrizio Ferrandelli, trasvolatore solitario delle dimissioni.

Una siffatta e conclamata inutilità tratteggia il vostro marchio di fabbrica. Voi fornite plastica e retorica testimonianza di quanto potrebbe apparirci splendido un mondo diverso da questo, ma non muovete un passo concreto per renderlo vero. Voi siete i genieri del superfluo, riempite le buche di parole d’ordine che non saziano né il brontolio degli stomaci, né la fame di dignità.

E che spettacolo desolante offrite, quando gli stracci del potere li tenete in pugno per davvero. L’ultima storia arriva da Gela e ha come simbolo il pacioso faccione del sindaco pentastellato, Domenico Messinese, coinvolto in un giallo dalle tinte grottesche. “I vertici nazionali – appunto si narra – lo accusano di aver violato gli obblighi sottoscritti con l’accettazione della candidatura (omessa riduzione delle indennità di carica) e di una politica ambientale incapace di contrastare il protocollo d’intesa firmato dalla precedente giunta con l’Eni sulla riconversione del petrolchimico in “Green Refinery” e la ripresa delle trivellazioni. ‘La verità – si difende Messinese – è che sono stato punito per avere buttato fuori dalla giunta, per scarso rendimento, tre assessori vicini all’ex presidente del gruppo parlamentare all’Assemblea siciliana, Giancarlo Cancelleri”.

Quasi quasi, verrebbe da dire, un intrigo doroteo, corroborato da scene e retroscene che sanno di sentina, di vecchio, non dell’inossidabile palingenesi dei buoni. No, non c’è proprio sentiero di mezzo nella viabilità di questa terra sciagurata. Non si scappa. O la solita, vecchia, strada piena di crepe e di tarli. Oppure, la magrissima consolazione di una trazzera che non conduce in nessun posto”.

mader