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LIVORNO A 5 STELLE: IL SEGRETARIO DELL’AUTORITÀ PORTUALE RIVELA L’SMS DI NOGARIN PER FAVORIRE UN DIPENDENTE

nogarin«Il sindaco Nogarin dice che non ha mai chiesto di far fare uno scatto di carriera a chicchessìa e che in quel sms si limitava a chiedere un tavolo tecnico? Io non so a quale messaggino si riferisca lui, so solo che il mio smartphone c’è un sms del 7 agosto dello scorso anno inviato a me dal suo numero di cellulare e c’è scritto qualcosa di preciso. Lo leggo testualmente: “Iniziamo a dialogare: Pinco Pallino diventa quadro A, viene inserito nel gruppo di lavoro della Darsena Europa e revisionerà completamente quel cesso di piano presentato da Osc in armonia con gli uffici del Comune”».


Massimo Provinciali, numero due dell’Authority livornese, alza lo sguardo dall’Iphone 6 con la cover color limone fluo («me l’hanno regalato i miei nipoti e l’Authority paga l’abbonamento ma con un codice le chiamate private finiscono su un conto extra che pago io»). Pausa teatrale, e poi:tirreno «Voi davvero lo chiamereste “tavolo tecnico” o qualcos’altro?». Il segretario generale è nel suo regno a Palazzo Rosciano, nella plancia di comando al primo piano del quartier generale dell’Authority. Risponde così al cronista che, mettendogli davanti la dichiarazione del sindaco Nogarin in cui gli si dà implicitamente del bugiardo, lo invita – si potrebbe dire, lo sfida – a rendere noto il sms fra lui e Nogarin.

E’ possibile leggerlo direttamente anziché farselo leggere? Provinciali dice di no: «In quel messaggio, nella memoria del mio telefonino, c’è il nome e cognome di un dipendente dell’Authority: non voglio che sia macinato da questa storia, lui non c’entra niente. Ma posso garantire che il testo è quello». Esattamente? «Esattamente quello». E poi dopo quel sms? Provinciali riferisce che a quel punto il canale si è interrotto: «Non ho più risposto. E, detto per inciso, non ho fatto quel che chiedeva il sindaco.

Chissà se c’entra qualcosa con tutti gli attacchi che mi sono preso». Il pronunciamento dell’Anti-corruzione nasce proprio da un esposto del sindaco, che l’ha rivendicato. Ma – avverte Provinciali – Cantone «dice semplicemente che se ho un certo incarico non ne posso conservare un altro. Tutto qui, riguarda una incompatibilità amministrativa che non ha portato a nessuna messa in stato d’accusa, a nessun arresto e neppure a qualsiasi forma di iniziativa giudiziaria contro di me: invece l’ha fatto passare come lo smascheramento degli altarini di Mafia Capitale e io non si sa se sono Buzzi o Vallanzasca…».

Ricordiamo che all’accusa di Provinciali il sindaco aveva replicato mettendo in fila un poker di elementi. Il primo, una smentita: «In vita mia non ho mai chiesto la promozione di nessuno e certo non l’ho fatto mandando un sms a Massimo Provinciali. In quel messaggio ho semplicemente chiesto che l’apertura di un tavolo tecnico di confronto costante tra Autorità portuale e Comune sul progetto Darsena Europa».

Il secondo, la controstoccata: «Mi stupisce negativamente che il segretario dell’Autorità portuale oggi si vanti di averci negato questa possibilità». Il terzo, la conferma del giudizio negativo sul dossier-chiave che sta alla base degli scenari del progetto maxi-Darsena: «Continuo infine a pensare che il progetto della Osc sia pessimo e il mio giudizio è stato recentemente confermato dalla Corte dei Conti dell’Unione Europea. E questo è un dato di fatto». In realtà, però, quello che abbiamo riferito è solo il sesto di una serie di sms che Nogarin e Provinciali si scambiano, almeno secondo quanto riferisce il segretario generale dell’Authority.

Se fin qui abbiamo fissato l’attenzione sul sms del 7 agosto, dal telefonino di Provinciali saltano fuori altri cinque sms. È anche in questo caso il braccio destro del commissario Giuliano Gallanti a rivelarne il contenuto, sempre leggendo il contenuto anziché mostrarlo. I cinque sms risalgono a due giorni prima: Provinciali e Nogarin si scambiano messaggi dopo aver letto un articolo del Tirreno dal titolo “Effetto Venezia, ora la rivoluzione punta a sedurre i croceristi”.

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Fonte: Il Tirreno