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LA SENATRICE ELENA FATTORI (M5S) E L’INUTILITÀ DEL REFERENDUM SULL’EURO

elena-fattori-matteoderricoLa senatrice pentastellata Elena Fattori si intromette in un confronto, su facebook,sul referendum referendum per l’uscita dall’euro proposto dal Movimento 5 Stelle e non rimedia proprio una bella figura.

Tutto nasce da un post del vicepresidente della Camera, il grillino Luigi Di Maio, su facebook dove si riporta l’iniziativa del primo ministro britannico, David Cameron, di voler indire un referendum per l’uscita dalla UE.

Scrive Di Maio:

“Il Movimento 5 Stelle è populista e qualunquista perché propone il referendum per l’uscita dall’Euro.
Peccato che nessun media italiano stia parlando della modernissima Inghilterra, che su iniziativa del moderatissimo Cameron sta per indire un referendum per l’uscita dall’Unione Europea, la cosiddetta Brexit.
La proposta, che proviene dalla maggioranza – non dall’estremista Farage – è al vaglio della Camera dei Lords e ha già ricevuto l’approvazione della Camera dei Comuni.
Tra le altre cose il Parlamento ha imposto la “purdah” al Premier, ovvero ha vietato a Cameron e al resto del suo Governo di fare campagna elettorale per il si o il no al Referendum, sfido il nostro Presidente del Consiglio a fare lo stesso sul prossimo referendum costituzionale.
Rispetto all’equilibratissimo Cameron, il Movimento 5 Stelle non chiede di uscire dall’Unione Europea – che vorremo diventasse sempre più decisiva nelle politiche di sviluppo della società. Chiediamo solo di riappropriarci della sovranità monetaria che si può ottenere in vario modo: lira, euro2, etc.
Si può certamente dire che sulle politiche europee siamo più moderati dei conservatori inglesi e del loro leader Cameron!”

di-maioImmediata si scatena, nella rete, la discussione:

“Ma ci è o ci fa? Il vicepresidente della Camera ha idea che la Costituzione Italiana e quella del Regno Unito sono un pochino diverse?
Ma hanno così poca stima dei propri elettori? Sono le prime domande che vengono fuori.
mai letta la costituzione ovviamente”.

milanoNel confronto si inserisce anche la cittadina senatrice 5 Stelle Elena Fattori che non rimedia proprio una bella figura.

fattori1“E cosa c’entra la costituzione con l’euro? Così tanto per capire”, dice la Fattori.

fattori2E ancora “Suppongo non abbiate seguito la questione raccolta firme su cosa verteva. Adesso vediamo se avete letto e studiato: perché non è possibile un referendum che decreti l’uscita dall’euro? Cosa prevede la nostra costituzione in termini di trattati internazionali? A che articolo? E che cosa chiede il referendum 5 stelle?”

fattori-fb1“Stiamo parlando di contenuti suppongo e lo string è iniziato reclamando il fatto che la nostra Costituzione è diversa da quella inglese e che comunque referendum su trattati internazionali non sono possibili. Io vi ho spiegato che infatti non abbiamo raccolto firme per abrogare un trattato ma per consentire, tramite una legge costituzionale ,un referendum consultivo. Poi ho tentato di stimolare il dibattito in due direzioni più opportune se uno vuole criticare costruttivamente. La prima è l’efficacia successiva a un eventuale decisione popolare , non tutelata dalla costituzione. La seconda è relativa al fatto che la nostra Costituzione sta subendo profondi cambiamenti anche in termini di rapporti con l’UE e quindi sarebbe interessante inquadrare la questione nell’ambito del NUOVO assetto Istituzionale. Se poi si tratta di fare gossip su Renzi o Di Maio a me francamente sembra noioso e inutile”

fattori-fb2“Ovvio che un uscita può solo essere concordata e guidata. Ma è un discorso veramente complesso e oltre le competenze nazionali. Rimane che se eventualmente si riuscisse a fare un referendum e ci fosse una bella percentuale di “uscita” un ripensamento sulle politiche di austerità e sulla possibilità di condividere il debito potrebbe anche cominciare. Obiettivamente non ho la formazione ed esperienza più adatta per discutere approfonditamente di queste questioni ma le trovo fondamentali”.

fattori-fb4“però studiate prima di fare i lol Trattati Europei individuano chiaramente all’art.50 del TUE il percorso di uscita di uno Stato dall’Unione Europea.
Lo Stato deve comunicare la volontà di recedere mediante la notifica al Consiglio Europeo.
Successivamente, si apre una negoziazione tra lo Stato e l’Unione sulle modalità del recesso riguardante condizioni procedurali, non sostanziali , quindi si tratta di un recesso volontario vero e proprio.
Infatti l’accordo viene concluso seguendo la procedura di negoziazione tra l’Unione ed i Paesi terzi prevista dall’art. 218 paragrafo 3 del TFUE, quindi in un certo senso lo Stato viene già considerato come uscente a tutti gli effetti.
Il Consiglio delibera sull’accordo a maggioranza qualificata, previa approvazione dal Parlamento Europeo.
Dall’entrata in vigore dell’accordo i Trattati cessano di essere applicati nell’ordinamento dello Stato recedente.
Nel caso in cui non si riesca a concludere l’accordo, il recesso dall’U.E. si considera comunque efficace due anni dopo la data della notifica al Consiglio Europeo della volontà di recedere, salvo che lo Stato membro ed il Consiglio all’unanimità non decidano la proroga del termine”.

fattori1“Invece, manca una via predefinita per il recesso dall’eurozona e ciò è quantomeno sintomatico della scarsa ispirazione democratica dei Trattati Europei.
Un’omissione creata ad arte, proprio per impedire una rottura dell’Unione Monetaria, così come palesemente ammesso da Jacques Attali, uno dei padri del Trattato di Maastricht: “Innanzitutto, coloro che (di cui ho avuto il privilegio di far parte) hanno partecipato alla stesura delle prime versioni del trattato di Maastricht, hanno fatto in modo che non fosse possibile uscire. Ci si è accuratamente dimenticati di scrivere l’articolo che permettesse l’uscita. [Alcune risate e applausi in sala…] Non è stato molto democratico, evidentemente, ma è stata una grande garanzia per rendere le cose più difficili, per forzarci ad avanzare. Perché se si esce, ipotesi che naturalmente è sempre possibile, è impossibile, vale a dire naturalmente, se si vuole si può, ma è molto complicato, non vado avanti ma è molto complicato uscire sia dall’alto che dal basso, è molto complicato.”

fattori-fb3Luca ripete alla senatrice: “Vi pare strano? Lo è. Per uscire dall’Euro, non serve né la legge di iniziativa popolare (che tra l’altro al M5S non occorre: loro in parlamento già ci stanno!), né il referendum consultivo: basta una legge. Solo che per fare una legge serve la maggioranza, e per avere la maggioranza bisogna far politica, che è quello che i 5S non sanno fare. meglio far ammuina e farci spendere miliardi in referendum che non servono a un cazzo”.

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