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LA PUREZZA M5S SPORCATA DALLA “MONNEZZA” DI ROMA

Disse Papa Francesco: “la corruzione spuzza”. Esattamente come i rifiuti. Sarà per questo che intorno all’italica “monnezza” (a qualsiasi longitudine e latitudine) si scatenano grandi appetiti che coniugano normalmente affari, corruzione e infiltrazioni mafiose. Quello che sta avvenendo a Roma sta svelando al Movimento 5 stelle quanto sia complesso fare politica stando seduti sulle poltrone di governo invece che sulle panche dell’opposizione. E quanto sia complicato resistere al canto di certe sirene che sono molto più affascinanti e convincenti di quelle omeriche. I numeri dicono che in cinque anni la tassa sui rifiuti in Italia è aumentata del 55 per cento. In questa corsa al rialzo, Roma è tra le città-leader. Ma il rapporto tra costo e qualità del servizio è a dir poco scadente. Ad agosto la città è normalmente “in mano” ai turisti. In fondo, “promuovere” Roma in un momento in cui per le note ragioni legate agli allarmi terroristici, l’Italia torna a essere una delle mete preferite, sarebbe stato un ottimo affare. Invece, il povero americano arrivato da Cleveland per ammirare la Città Eterna si ritrova ad ammirare una città eternamente invasa dalla monnezza.


Lo squallore di un servizio che non rende merito ai cittadini paganti (molti sono ancora non paganti) viene accentuato dalle “poverissime” vicende politiche che intorno a questo disastro ecologico e igienico a cielo aperto si stanno sviluppando, con un capo dell’Ama, Daniele Fortini, che accusa l’assessore attualmente competente di aver chiuso gli occhi davanti ai disastri aziendali quando, pur da consulente, aveva un ruolo di primo piano e di grande responsabilità; e l’assessore, Paola Muraro, che a sua volta si erge a “difensore civico” garantendo di fare gli interessi dei cittadini al contrario del capo dell’Ama che fa solo quello dei dirigenti al suo servizio. Oggettivamente, appaiono tutti e due poco credibili. E la scarsa credibilità viene confermata dall’immagine invereconda che offrono i cassonetti e dall’avvilente racconto delle strade cittadine invase da cartacce, bottiglie (normalmente di birra), lattine, rifiuti di ogni tipo (comprese ceramiche provenienti da bagni in corso di ristrutturazione). Dal punto di vista dei rifiuti, Roma non è la Capitale d’Italia, ma la capitale planetaria del caos. Conclusione: riuscire a trovare qualcuno che abbia delle buone ragioni da contrapporre a qualche altro che ne ha solo di cattive è esercizio inutile perché non coronabile con un successo, ancorché temporaneo.

Sulla pulizia a Roma tutte le amministrazioni hanno fallito, compresa quella indimenticabile (non certo per efficienza e affidabilità) del marziano Marino che adesso promuove petizioni per difendere l’unico suo inutile successo: la sgangherata pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Virginia Raggi che saluta dal Campidoglio i turisti probabilmente ritenendosi un elemento qualificante del panorama, sembra avviata a seguire con la sua amministrazione la strada di quelle che l’hanno preceduta. Hanno scelto (non si sa bene chi: non la sindaca ma, molto più probabilmente, un parlamentare che si agita molto intorno alla monnezza, Stefano Vignaroli, e la famosa Paola Taverna, quella che denunciò la congiura “contro” i pentastellati: “Vogliono farci vincere”) un assessore, Paola Muraro, che sembra la quintessenza di ciò che il partito di Grillo sosteneva di non voler essere e di non voler fare.

I consiglieri democratici l’hanno soprannominata “assessore milioncino” per via del milione in consulenze con l’Ama guadagnati in un decennio o poco più. Definizione non bella e anche piuttosto fuori luogo: se una persona fa bene il suo lavoro può anche meritarsi una simile ricompensa. I problemi sono altri. Si può affidare la titolarità dell’assessorato all’ambiente da cui l’azienda che provvede alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti dipende, a chi con quella azienda ha lungamente lavorato evidentemente condividendone meriti (pochi) e responsabilità (molte)? Si può considerare una scelta simile ispirata a principi di discontinuità? La Muraro ha con l’Ama ancora dei contenziosi aperti per via di quattrini che reclama e non ha ancora percepito: non è immaginabile che da assessore di riferimento possa ispirare, anche inconsapevolmente, in chi dirigerà l’Ama scelte a lei favorevoli (l’eccesso di zelo nel nostro paese è sempre in agguato)? E il fatto che mentre lavorava da consulente dell’Ama fornisse consulenze anche a imprese che partecipavano agli appalti della municipalizzata non avrebbe dovuto consigliare una soluzione diversa?

C’è poi un dettaglio che solleva qualche dubbio sulla sensibilità istituzionale di questa “nuova classe dirigente”. L’assessore in questione per illustrare le sue ragioni relativamente alla caotica situazione dei rifiuti, ha preferito il blog di Grillo al consiglio comunale. Dimenticando, forse, che lei è l’assessore di tutta la città e di tutti gli elettori romani (sempre meno visti i dati dell’astensione), che deve rendere conto alla collettività e non ai frequentatori di quel blog (come di qualsiasi altro blog), un luogo privato attraverso il quale un partito sviluppa la sua attività politica. Una scelta del genere ai cittadini che non hanno votato M5s può legittimamente apparire offensiva. Se ha qualcosa da comunicare a proposito della crisi dei rifiuti, lo faccia nelle sedi istituzionali, quelle che rappresentano l’intera comunità. Anche perché è l’intera comunità che si gode gli effluvi maleodoranti provenienti dai cassonetti sotto casa che lei, da assessore competente, avrebbe già dovuto far svuotare.

mader
Fonte: Fondazione Nenni