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QUANDO LA CANDIDATA SINDACO RAGGI VOLEVA IL REFERENDUM SULLE OLIMPIADI

raggiNulla di più falso che dietro il “no” alle Olimpiadi della sindaca di Roma Virginia Raggi vi sia un atto di coerenza. Durante la campagna elettorale la candidata sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle non ha mai detto no alle Olimpiadi. Mai. In realtà non ha mai preso alcuna (alcuna!) posizione netta, bordeggiando con quell’atteggiamento neo democristiano tutto impegnato a sminuzzare i problemi spostandoli un po’ avanti e un po’ di lato.

Ha sempre detto – giustamente, e siamo d’accordo con lei – che le Olimpiadi non sono una priorità. Che però fa una differenza enorme. Qualcosa che non è la tua priorità comunque lo fai; sebbene non con urgenza e foga ma lo fai. Sicuramente il fatto che le Olimpiadi non siano prioritarie non significa che la candidatura (non l’effettivo svolgimento dei Giochi, solo la candidatura) non possa essere portata avanti. Anzi.

Tra l’altro qualche mese prima dell’inizio della campagna elettorale, Di Maio aveva assicurato durante una puntata di Otto e Mezzo che in caso di vittoria a Roma il M5S avrebbe con convinzione sostenuto la candidatura olimpica. Come peraltro sarebbe logico che sia: proprio ora che amministrano gli onesti rinunciamo a fare grandi eventi? Proprio ora che una nuova classe dirigente ha dichiarato di non voler far sconti a nessuno, proprio ora che ci sono i controlli? Comprensibile e giusto fu aver annullato la candidatura del 2020: c’era una crisi finanziaria atroce e soprattutto c’era Alemanno. Ma ora lo scenario e diverso e ogni rinuncia a sfide e futuro servirebbe non a salvarci dalla corruzione e dagli sprechi (a quello ci devono pensare i nostri amministratori onesti), bensì a spingerci ancor più verso tristezza e depressione. A sgombrare il campo da qualsivoglia orizzonte di speranza per questa città inebetita e moribonda.

Ma poi Virginia Raggi ha fatto di più. Ha riformulato in maniera nuova e ancor più ‘grillina’ i propositi di Di Maio. E’ iniziata la campagna elettorale e con lei il tempo delle promesse. “Se divento sindaco promuovo io stessa un quesito sulle Olimpiadi”. Inaccettabile che, come tutti gli altri sindaci prima di lei e in definitiva come tutti i politici medi e mediocri, anche Virginia Raggi dica menzogne e si rimangi la parola data e utilizzata in campagna elettorale anche per mettere in difficoltà gli avversari politici. “Io voglio il referendum e Giachetti no”.

Tra l’altro il sindaco viene da un Movimento politico che ha in grande considerazione l’opinione dei cittadini e mai farebbe questo sgarbo all’elettorato, vero? Sarebbe davvero grave infatti che dall’uno-vale-uno si passasse all’uno-vale-più-di-tutti delle decisioni d’imperio prese da Beppe Grillo o chi per lui nonostante le plateali promesse in diretta tv. Inutile dire che un fatto simile sarebbe rinfacciato al sindaco ogni giorno. Non solo per la faccenda in se (togliere alla città la possibilità di gareggiare per i Giochi), ma anche per le modalità, l’ennesima menzogna, la ulteriore promessa mancata, la scarsissima trasparenza.

mader
Fonte: Romafaschifo