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IL “RIFORMETTISMO AD MINCHIAM” DEI GRILLINI

Chi non prova simpatia per il populismo farfallone dei Cinque Stelle, oggi dovrebbe riflettere profondamente sull’esito del referendum del prossimo settembre. Partiamo da una premessa che sgombera il campo: sono convinto, racconta Leonardo Raito, professore di storia contemporanea all’Universita’ di Padova e sindaco di Polesella (Ro). su  Avantionline, che negli ultimi anni in Parlamento si è seduta gente di una tale mediocrità politica e morale che ha prodotto provvedimenti talmente scadenti, che l’idea del “sono troppi” è passata come un convincimento per tantissimi cittadini.

Accecati dal pensiero che i parlamentari siano “rubapane” a tradimento, che abbiano privilegi da casta, che facciano tutto e solo nel loro interesse, gli italiani, a mio avviso, senza pensarci troppo, sarebbero ben disposti a sostenere questa mezza riforma zoppa voluta dai grillini. Così facendo, in realtà, creerebbero un vuoto di rappresentanza pesantissimo, soprattutto per quei territori che si troverebbero privi di un parlamentare di riferimento e che verrebbero fortemente penalizzati, insieme ai loro cittadini, per non avere una voce nelle stanze del potere.

Ma un motivo di critica alla sforbiciata grillina non si può fermare qui. Che senso ha la riduzione del numero di parlamentari senza un progetto o un’idea di legge elettorale? E ancora, che riflessi avrebbe la riduzione del numero dei parlamentari sull’elezione del presidente della repubblica? E perché non si è pensato a una riforma seria che, ad esempio, facesse dipendere i governi dalla fiducia di una sola camera

Quello grillino è il classico “riformettismo ad minchiam”, fatto così, un tanto al metro e senza costrutto. Senza un disegno vero o una strategia per il paese e per una democrazia che, con i seguaci del comico, è giunta a livelli da minimi storici.

Se passerà il si, gli italiani, dopo aver bocciato una riforma costituzionale seria nel 2016, si affideranno, per riformare quella carta che, in più occasioni, hanno definito o difeso come la più bella del mondo, al peggio del peggio del personale antipolitico prodotto dal nostro paese malato. A gente che dice che la miglior ministra dell’economia sarebbe una massaia che fa quadrare i conti di casa. A persone che oggi strillano vergognosamente contro il partito di Bibbiano e poi ci si accordano. A uno che è passato dal vendere le bibite allo stadio a fare il ministro degli esteri.

Non sorprenda se, tra qualche mese, la maggioranza possa scegliere qualche ubriacone nei bar di periferia spacciandoli per saggi pronti a ridisegnare la carta costituzionale. Non ci resterebbe neanche più uno straccio di appiglio a cui rivolgere una speranza.