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IL PROF DELL’UNIVERSITÀ DEL MOLISE CHE OFFENDE ELLY SCHLEIN

Marco Gervasoni, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università del Molise ed editorialista del quotidiano Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti ha commentato su Twitter la copertina che il settimanale L’Espresso dedica a Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna, con un: “Ma che è, n’omo?”. Espressione palesemente sgradevole e misogina.

Gervasoni non è nuovo a toni irridenti e insulti sui social che scatenano, racconta la Repubblica,  ogni volta una marea di polemiche.

L’estate scorsa si è espresso in modo ruvido sul tema dell’immigrazione illegale e del traffico di esseri umani, rilanciando una proposta di Giorgia Meloni e twittando: “Ha ragione Giorgia Meloni, la nave va affondata. Quindi Sea Watch bum bum, a meno che non si trovi un mezzo meno rumoroso”. Parole per le quali ha pesantemente protestato l’Anpi di Campobasso e poi silurato dalla Luiss.
Dopo le polemiche scatenate dal tweet per il quale viene sommerso da una pioggia di critiche, Gervasoni, citando un articolo di Dagospia, tenta di rigirare la frittata e di giocare la carta “esperimento di psicologia sociale”. La teoria, però, non regge affatto, racconta Giornalettismo. L’insulto a Elly Schlein, al netto di come si sia sviluppato il dibattito successivamente da parte di terzi, è diretto, gratuito e ingiustificato. Soprattutto se a renderlo pubblico sui social network è stato un professore universitario che, oltre alla formazione dei suoi studenti, dovrebbe dare l’esempio per il loro relazionarsi con il mondo esterno sulle tematiche storiche dell’attualità.

“E’ semplicemente la vicepresidente di una bellissima regione che si chiama Emilia-Romagna, eletta dagli elettori e nominata dal sottoscritto. Lei è semplicemente, invece, un cialtrone, ha scritto su Facebook il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini,  in difesa della sua vice.

Per quanto mi riguarda mi associo alle parole del Presidente Bonaccini e ritengo che l’Università del Molise deve prendere ben altre e più decise determinazioni che la “timida” presa di distanza da Gervasoni.