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IL LEGHISTA BORGHEZIO CHE NON SCARICA SAVOINI: “È UN SOLDATO DELLA LEGA”

«Certo che conosco il Savo, è un mio vecchio amico. (…) È un soldato della Lega, delle nostre idee». Mario Borghezio, leghista della prima ora​, europarlamentare del Carroccio dal 2001 al 2019, ha parlato del caso Gianluca Savoini e dei presunti finanziamenti russi alla Lega in una lunga intervista a Monica Guerzoni per il  Corriere della Sera.

Mario Borghezio, leghista da una vita. Lei non prende le distanze da Gianluca Savoini?
«Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Persone che, anche quando ci sono le turbolenze, restano ferme come torri. Ma lo sa che quasi sono contento? Per diventare un soldato politico non è male aver affrontato qualche prova dura».

L’indagato è un soldato di Salvini?
«È un soldato della Lega, delle nostre idee».
Le foto lo ritraggono alla cena di gala con Putin e con Salvini a Mosca, ma il vicepremier dice di non averlo invitato.
«Savoini è presidente dell’associazione Lombardia-Russia non a caso, non è che si occupa della Cambogia. È normale che fosse agli incontri e forse era più interesse della parte russa, che si deve premunire dai mestatori e faccendieri che cercano di infilarsi ovunque».
Savoini è un mestatore?
«No, si era guadagnato la stima della Russia. Lo consideravano un amico, interlocutore affidabile. Ma la prova assoluta che tutto fosse alla luce del sole è che in questa stagione le casse della Lega sono vuote».
Perché allora Salvini scarica Savoini?
«Sul perché preferirei non dichiarare. Ma si può capire una certa prudenza davanti a un’inchiesta che sembra una spy story».
Petrolio e rubli dalla Russia per finanziare la Lega alle Europee?
«Della questione affari nulla so e nulla voglio sapere. Ma la linea ufficiale della Lega, “non sappiamo nulla”, è comprensibile. Prudenza doverosa da parte di chi ha responsabilità nel governo, visto il tentativo pesante di montatura indirizzata a colpire Salvini attraverso una persona facilmente identificabile come a lui vicina».
Gentiloni chiede perché Salvini non lo butta fuori.
«Questa vicenda ha caratteri talmente oscuri che, prima di denigrare un militante leghista e credo anche tesserato, privo di cariche che possano incidere sul governo, ce ne passa».
Aveva gli uffici in via Bellerio, giusto?
«Sì, via Colombi 18, stesso edificio della sede della Lega. Però se io che presiedo la fondazione federalista faccio una caz… non è che questo implichi responsabilità dirette di Salvini».
Lei ha chiamato Savoini?
«Certo. È onesto, ha la schiena dritta e non ha nulla da temere, ma conoscendo i giudici di Milano gli ho consigliato di trovarsi il migliore avvocato, perché la questione è grossa».
È dispiaciuto di essere stato scaricato dal Capitano?
«Tiene botta, non è piagnucoloso. Quando sei nel gioco politico devi dare per scontato che un vicepremier debba difendere una certa posizione e sacrificare i valori dell’amicizia».
Fu lei a portare Savoini nella Lega?
«Sì, lo portai alla Padania nel 1997 quando era un giovane corrispondente del Giornale dalla Liguria. Se mi chiede di oggi, le rispondo che uno non viene nominato al Corecom Lombardia se è uno sconosciuto, ma perché c’è una indicazione. Il che non vuol dire che la Lega sia coinvolta, sono due cose diverse».
Ha ascoltato l’audio che inguaia Savoini? «No, ma da civilista avanzo riserve sulla sua attendibilità. È semplice manipolare conversazioni».
Savoini non ha preso soldi dalla Russia? «Se pure ha assistito a una trattativa di questo genere sono certo che non ha chiesto neanche un caffè. Fosse un intrallazzatore, non sarebbe mio amico. È molto competente in geopolitica, il primo a capire l’importanza di aprire alla visione euroasiatica. Non conosco le attività dell’associazione Lombardia Russia ma so che i vertici, Savoini e D’Amico, sono persone per bene».
È indagato per corruzione internazionale.
«O c’è il finanziamento, oppure quei soldi da parte di uno Stato straniero non ci sono. Se non c’è reato, non c’è motivo di continuare questa speculazione politica e giudiziaria. Al di là di quello che Salvini dice dei suoi rapporti con Savoini, la cosa importante è quando dichiara di non aver preso un rublo».