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IL CONSIGLIERE DI CENTRODESTRA DI FIRENZE CHE HA PRESO IL BONUS COVID, MA PER DARLO IN BENEFICENZA

Anche Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra in Palazzo Vecchio che nel 2019 sfidò Dario Nardella nella corsa a sindaco di Firenze, ha chiesto, e ottenuto, il bonus dell’Inps pensato per i professionisti in difficoltà a causa dell’emergenza Covid.

Lo racconta Maurizio Fatucchi sul Corriere della Sera.
Ex dirigente Azimut, un reddito da 254mila euro l’anno (riferito al 2018), Bocci ha spiegato di non aver problemi di finanze: ma di averlo fatto «per dimostrare che il governo stava sbagliando non dando soldi ad hoc per disabili e tossicodipendenti» e di aver «dato tutto in beneficenza».

Bocci, però il bonus l’ha chiesto. E lei è il consigliere comunale di Firenze con il reddito più alto, 254 mila euro di imponibile nel 2018. Le pare corretto?
«Alt: non li ho chiesti io. Li ha richiesti il mio commercialista».
A sua insaputa?
«Macché, è che non mi ricordo neanche se mi aveva avvertito».
Però sono arrivati.
«Quando me lo hanno detto ho preso i primi 600 euro, i successivi di aprile, ho aggiunto altro e li ho donati a un’associazione contro la droga, a un’altra che fa assistenza ai poveri e a un orfanotrofio in India».
Non si chiedono 600 euro se non si hanno problemi economici. A maggior ragione, se si fa politica.
«Ha ragione, ma non mi ricordo come è andata. Lo sa però che, dato che dal 2019 non sono più nel cda di Azimut e il reddito mi è sceso di un terzo, potevo chiedere anche il bonus successivo da mille euro? È una legge sbagliata. Ma quello che sono non lo devo a nessuno. Mi son pagato pure tutta la campagna elettorale, verso l’indennità in beneficenza. Il problema vero non sono i consiglieri comunali: a Firenze in un anno guadagnano meno di un consigliere regionale in un mese».
Poi affida il suo amarezza ad un lungo post su Facebook:

Tutto mi potevo immaginare in questo caldo agosto di ritrovarmi sulla gogna per una provocazione auununciata quattro mesi fa.
Quando il governo emanò il decreto dei 600 euro a favore delle partire iva, criticai il decreto stesso perché, a mio parere, era un intervento a pioggia, senza una logica ma soprattutto fatto senza una reale attenzione a chi aveva realmente bisogno.
Il fatto che quei soldi potessero arrivare a tutti indiscriminatamente, a prescindere dal reddito, mi sembrava una follia.
Di questo ne parlammo ad aprile anche nella riunione dei capigruppo in consiglio comunale, dove, una volta di più, esternai la mia contrarietà al decreto.
Ricordo perfettamente che dissi che era assurdo che anche persone con redditi che non meritavano il bonus dei 600 euro, ne potessero usufruire ed evidenziai come, tra i tanti, anch’io avrei avuto diritto (secondo il decreto) ricevere l’importo.
Qualcuno sorrise dicendo che non era possibile e a quel punto annunciai la mia provocazione per dimostrare quanto il decreto stesso era stato fatto con i piedi.
Chiesi il bonus. E’ del tutto ovvio che avrei rigirato quei soldi a chi aveva realmente bisogno. Cosa che puntualmente feci come risulta dai bonifici da me fatti.
Qualcuno potrebbe eccepire che quei soldi sarebbero dovuti andare alle partire iva in difficoltà. Ma, sostenni io, il governo avrebbe dovuto mettere dei paletti e non offrirli indiscriminatamente a tutti.
Ripeto, lo dissi pubblicamente alla riunione dei capigruppo ed in tempi non sospetti.
La mia era una provocazione e non certo un approfittarsi di una legge fatta male.
Oggi mi trovo nella gogna per aver fatto quel che avevo detto ad alleati e avversari.
Così come i 600 euro di aprile, poi automaticamente prorogati nel mese successivo, sono transitati nel mio conto e immediatamente versati ad associazioni impegnati nel sociale.
Qualcuno sostiene, legittimamente, che se uno vuol fare beneficienza, la deve fare con i soldi propri e non con quelli della comunità. Certo, è assolutamente vero. Ma il mio obiettivo era palesare quanto quel decreto fosse fatto male.
Ho la fortuna di avere una condizione economica agiata.
Questo mi ha permesso di poter devolvere ad associazioni che si occupano di disabilità e tossicodipendenza, i gettoni incassati nel 2019 dal comune di Firenze.
Cosa che naturalmente ripeterò anche per il 2020.
Sarebbe dovuto essere, come trovo giusto, un gesto assolutamente riservato.
Ma gli eventi mi hanno portato a renderlo pubblico.
In questa mia breve esperienza politica, ho sempre ritenuto che la la politica fosse un campo dove la passione, la libertà di pensiero, la competenza, l’interesse comune dovessero sempre prevalere su tutto.
E che, finito il percorso, uno doveva avere un centesimo meno di quando aveva cominciato.
Per quel che mi riguarda, quando lo scorso anno fui candidato a Firenze, mi dimisi dal consiglio di amministrazione di una sgr. Non era un fatto dovuto, ma mi sembrava doveroso rinunciare ad un ruolo di quel livello per non avere nessun conflitto di interesse. Nonostante che questo mi portasse a delle rinuncie di carattere professionale ed economico. Così come ho deciso che se volevo impegnarmi davvero in politica fosse giusto rimettere il mandato dall’azienda in cui avevo lavorato per oltre vent’anni.
Anche se questo, economicamente, non fosse conveniente.
Oggi mi ritrovo a dovermi giustificare per aver chiesto il bonus di 600 euro. L’ultima delle mie intenzioni era approfittarmi di una legge mal scritta. Ho scelto di contestarla con una provocazione.
Non entro nel merito di chi, guadagnando con la politica, decine di migliaia di euro al mese, abbia chiesto il bonus. Ne tanto meno voglio fare la caccia alle streghe.
Penso piuttosto ai tanti amministratori locali che con i gettoni di presenza, arrivano ad incassare 5/600 euro al mese. E che magari hanno un attività che sta soffrendo.
Accusarli di aver ottenuto il bonus mi sembra, obiettivamente, grande ipocrisia.
La sensazione è che, una volta di più, si voglia fare di tutt’erba un fascio.
Ci sono persone che si approfittano del loro status di politici ma ce ne sono tante altre che si impegnano con convinzione, con passione, convinti di poter dare un piccolo contributo al benessere della comunità.
Così come ci sono decine di migliaia di partire iva che con grandissime difficoltà stanno soffrendo questi drammatici mesi.
Sinceramente non mi sento di aver tolto loro 1200 euro che a me non spettavano.
A loro chiedo scusa se hanno avuto questa convinzione. Ma gli voglio dire che il mio intento era solo e soltanto quello di far capire a chi ci governa di quanto fosse iniqua
la legge.
Continuo ad andare a testa alta, convinto che, ne l’ipocrisia né la facile demagogia possa aiutare l’Italia a rimettersi in gioco.
In tutto ciò ci sarà che mi sparerà addosso tutto il fango possibile e di più. Questo naturalmente mi amareggia. Mi dicono che fa parte del gioco.
Avanti

Insomma beneficenza con i soldi dello Stato.