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HA RAGIONE IL PRESIDENTE DELLA REPPUBBLICA

NAPOLITANO

 

 

 

 

 

Il Presidente della Repubblica non può essere intercettato e pertanto quelle intercettazioni vanno distrutte perché “lesive delle prerogative che la Costituzione attribuisce al Capo dello Stato”.

Questa la decisione della Corte Costituzionale in accoglimento del ricorso per conflitto proposto nei confronti della Procura di Palermo.

Il nodo del conflitto fra il Quirinale e la magistratura è la mancata distruzione delle telefonate registrate intercettando le conversazioni dell’ex ministro Mancino, nell’ambito delle indagini dei giudici palermitani sulla trattativa Stato-mafia.

La decisione della consulta, c’era da aspettarselo, non è piaciuta ai giudici palermitani e soprattutto non è piaciuta all’ ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che ha definito “politica” la sentenza della Consulta.

Ma certi magistrati si sa non accettano che altri la pensino in modo diverso anche quando si tratta di una delle massime istituzioni della Repubblica, la cui autorevolezza e indipendenza non possono essere messe in discussione da nessuno, tantomeno da un magistrato.

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