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GRILLO, YACHT ED EVASIONE FISCALE

tweet-catalanoE di questi giorni la foto di Beppe Grillo in vacanza su no yacht con bandiera non italiana. In un post sul blog di Grillo del 5 giugno del 2010 dal titolo “Yacht ed evasione fiscale”, vevivano definiti “furbetti dello yacht” coloro che intestavano le loro barche a società con sede alle Cayman e alle isole Vergini, evadendo il fisco per oltre mezzo miliardo di euro.

Lo dicevano già i nostri vecchi: “Chi più spende, meno spende!”. E allora cosa aspettate a comprare anche voi uno yacht da 60 metri con bandiera delle isole Cayman? Detassato alla fonte!
“Caro Beppe, l’Italia è un paese ingiusto. Il Governo chiede sacrifici a milioni di dipendenti pubblici, la Lega propone di tassare i venditori ambulanti. E sotto i nostri occhi, viene consumata un’evasione fiscale da oltre mezzo miliardo di euro. Basta andare al mare per vederla, basta camminare nei porticcioli turistici: oltre la metà degli yacht oltre i 24 metri batte bandiera dei paradisi fiscali. Sono i furbetti dello yacht, che spesso intestano le loro barche a società con sede alle Cayman e alle isole Vergini. E’ tutto permesso dalla legge, almeno sulla carta. Basta creare una società di noleggio, va bene anche in Italia, ma è molto meglio nei paradisi fiscali così la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate impazziscono. Ma se vai a vedere, pochi, pochissimi noleggiano le barche. Gli altri fanno contratti fittizi con fratelli e cugini. Risultato: così non si paga l’Iva sull’acquisto, sul combustibile, sulle riparazioni, sul posto barca. C’è chi riesce a scaricare lo champagne e il caviale facendoli risultare spese legate all’attività di noleggio. I conti sono presto fatti: i Paperoni italiani risparmiano quasi il venti per cento della spesa d’acquisto. Per uno yacht di 60 metri vuol dire sottrarre al fisco anche dieci, quindici milioni di euro. E’ soltanto l’inizio: ogni pieno di gasolio sono 120mila litri. I comuni mortali lo pagano più di un euro, gli evasori nemmeno la metà: senza Iva e accise vuol dire 60.000 euro risparmiati a botta. Il prezzo di una barca per una persona normale. Che dire poi dei contratti dell’equipaggio? Anche questi sono regolati dalle leggi delle Cayman. Un bel vantaggio per gli armatori, un pessimo affare per i marinai che restano senza tutele. Ogni anno, per la Finanza e l’Agenzia delle Entrate, i furbetti dello yacht risparmiano da 150mila a 500mila euro ciascuno. C’è perfino chi, registrando contratti di noleggio gonfiati, costituisce fondi neri alle Cayman, magari per pagare le mazzette ai politici. Ne abbiamo scritto sui nostri giornali, ma da chi governa non è arrivata una riga di risposta. Forse, però, Berlusconi era troppo occupato a godersi il sole su uno degli yacht della sua flotta. Del resto sono loro che hanno votato una direttiva paradossale: lo sconto sull’Iva per chi ha fatto un contratto di leasing è direttamente proporzionale alle dimensioni della barca. Insomma, più è grande la barca, meno si paga. Questa non è un’assurda battaglia contro gli yacht e chi se li può permettere. Fatti loro. No, è in gioco una questione elementare: la legge – anche quella fiscale – deve essere uguale per tutti. Allora oggi tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare, come diceva Giorgio Gaber. A guardare centinaia di Paperoni italiani che schiaffano in faccia a noi e alla crisi le bandierine colorate dell’evasione. Ma… perché tutti insieme, quando incontriamo uno yacht con la bandiera delle Cayman, delle Virgin Islands o di Guernesey, non chiediamo a chi sorseggia un calice di champagne sul ponte di mostrarci l’atto di proprietà della sua nave? Vediamo se almeno, sotto l’abbronzatura, diventa un poco rosso.” Ferruccio Sansa, Marco Preve

A parte il post riportato integralmente, dell’evasione fiscale Grillo non parla mai osservava, nel giugno del 2014,  Eugenio Ermes sul suo blog.

Se chiedessi ad un elettore o ad un simpatizzante del Movimento 5 Stelle se Grillo e il movimento intendono lottare contro l’evasione fiscale, sicuramente mi risponderebbe di sì. Eppure, ascoltando i discorsi di Grillo e leggendo il suo blog, si può notare una cosa un po’ inquietante: Grillo non parla mai di evasione fiscale.
Magari però ci è sfuggito qualcosa, quindi per sicurezza facciamo una ricerca su google: nel blog di Grillo compare mai la parola evasione?

Come si può vedere, nel blog si parla di evasione, ma non nella cartella principale, dove compaiono i post di Grillo e Casaleggio, ma nelle cartelle interne, cioè nei forum delle liste civiche e nelle interrogazioni parlamentari. Andando avanti nelle pagine successive dei risultati di Google, si trovano, nei primi 50 risultati, tra i post principali, soltanto i seguenti articoli:

– Uno intitolato “Yacht ed evasione fiscale”, del 2010, scritto per la verità da altri autori (Ferruccio Sansa, Marco Preve), ma che comunque compare nella cartella principale del blog. In questo post si denuncia il fatto che in Italia si trovano molti yacht battenti bandiere straniere, spesso di paradisi fiscali, e ciò viene fatto probabilmente per non pagarci le tasse.

– Un altro, intitolato “I veri evasori”, del 2012, anch’esso non scritto da Grillo (l’autore è Paolo Cicerone), in cui si sostiene che la vera evasione non è quella degli artigiani e dei commercianti, cioè dei “piccoli”, ma quella dell’economia criminale, delle grandi imprese e degli extracomunitari.

– Un articolo intitolato “Passaparola- L’Italia che evade”, del 2012, firmato da Bruno Tinti, dove c’è effettivamente una trattazione abbastanza ampia sul tema, e l’evasione viene effettivamente considerata un problema, senza sottovalutare il problema o scusare qualcuno.

– Un articolo del 2010, intitolato “Lo spesometro”, non firmato, quindi scritto probabilmente da Grillo o Casaleggio. Qui si parla dello spesometro, introdotto da Tremonti (chiamato “Tremorti”), che viene definito con un epiteto non proprio elogiativo, e viene presentato come uno strumento di vessazione per il piccolo contribuente, mentre il governo Berlusconi, con la complicità (ovviamente) del Pd (o Pd-l) varava lo scudo fiscale per proteggere i grandi evasori.

Ma voglio restringere la ricerca al periodo successivo al 31 ottobre 2013, cioè quando si avvicinavano le elezioni politiche e ormai il M5S era diventato un partito di rilevanza nazionale. Ecco cosa si trova:

– Un articolo del maggio 2014, intitolato: “Punto 6 programma elettorale M5S: Abolizione del pareggio di bilancio”, firmato Sergio Di Cori Modigliani, dove è scritto che il Movimento 5 Stelle si oppone al pareggio di bilancio, perché è figlio di una dottrina “liberista”, ed è una scusa per operare “tagli lineari” allo stato sociale. Sull’evasione fiscale si dice: “In un paese come l’Italia in cui l’evasione fiscale tocca la punta massima in Europa (quindi poche entrate) e la spesa di enti pubblici (cioè le uscite) raggiunge picchi vertiginosi (l’Italia ha il più alto numero di enti pubblici nel pianeta, il 90% dei quali è improduttivo, serve soltanto a dare posti di lavoro a tempo indeterminato alle clientele dei partiti verticali) parlare di pareggio di bilancio non ha alcun senso. Se esistesse la volontà politica, lo si potrebbe risolvere in un pomeriggio. Ma non c’è. Non c’è mai stata.” Questo è molto interessante: alla vigilia delle elezioni europee, il blog di Grillo non dice che il pareggio di bilancio, che sarebbe utile per rimettere a posto i conti di un paese con un debito pubblico elevato come l’Italia, si deve raggiungere non con tagli lineari ma combattendo l’evasione fiscale e riducendo la spesa pubblica improduttiva. No: ci dice che il pareggio di bilancio non si deve fare, perché “non c’è la volontà politica” di combattere l’evasione e gli sprechi.

Che dire: evidentemente loro questa volontà non ce l’hanno. Essendo un partito che si candida alle elezioni, il Movimento 5 stelle ci dovrebbe dire se lui ce l’ha o no, questa volontà di combattere l’evasione, invece ci dice che non ce l’ha nessuno, quindi va bene così. E il post si conclude con: “Il Movimento 5 Stelle vuole abolire immediatamente tale parametro per consentire alla Banca d’Italia la possibilità di poter varare un piano di investimenti che rilanci l’economia.”. Spero non significhi che secondo il Movimento 5 Stelle la Banca d’Italia dovrebbe stampare moneta, per pagare direttamente gli investimenti, ma comunque il concetto è chiaro: per loro la spesa pubblica deve aumentare, non deve diminuire.

Ma la prova definitiva che il Movimento 5 Stelle non considera l’evasione fiscale una priorità, si vede nel programma elettorale per le elezioni politiche del 2013, dove non c’è il minimo accenno all’evasione fiscale. Qualcuno potrebbe pensare che si sia trattato di una dimenticanza, ma in tal caso sarebbe una dimenticanza molto grave, che farebbe pensare che il programma sia stato scritto con i piedi. In ogni caso, ad oggi, dopo più di un anno, il programma non è stato aggiornato, e questa “dimenticanza” è rimasta tale.

Ma perché Grillo e il Movimento non vogliono ridurre l’evasione fiscale e non la denunciano come un problema? Il motivo è molto semplice: perché l’evasione è un comportamento illegale diffuso nella popolazione, mentre l’ideologia grillina prevede un popolo buono e onesto a cui si contrappone una “casta” di politici, grandi imprese e banche, che sarebbero responsabili di tutti i problemi dell’Italia. Dunque l’evasione viene sottaciuta perché farebbe crollare questa ideologia populista, e richiamerebbe la cosiddetta società civile alle sue responsabilità. Ma per i populisti, si sa, il popolo è puro e innocente, e le colpe sono sempre degli altri.

mader