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IL GRILLINO DI STEFANO PROVOCA UNA QUASI RISSA SUGLI STIPENDI DEI DEPUTATI. MA LORO QUANTO GUADAGNANO

Manlio-Di-Stefano-lpLa Camera discute del bilancio interno 2015 e in aula va in scena il botta e risposta tra gli esponenti del Movimento 5 Stelle, all’attacco su stipendi e carriere, e gli esponenti degli altri gruppi, Pd in testa, che li accusano di “demagogia”. Non mancano scintille in aula tra i grillini e la presidente della Camera Laura Boldrini, più volte costretta, vista la tensione, a richiamare tutti al rispetto reciproco.

Il deputato grillino Manlio Di Stefano nel suo intervento ha accusato i colleghi di “non aver mai fatto altro nella vita se non i politici”: “Anticipo”, ha detto, “un argomento che viene spesso usato per bocciare il nostro ordine del giorno, cioè che dare uno stipendio dignitoso ai parlamentari, dignitoso per questa Camera perché fuori da qui dignitoso è già 1500 euro, di 10mila euro lordi, tenga gli eletti distanti dalla corruzione o permetta a chi viene da realtà sociali molto disagiate di fare questa professione. Poi vai sul sito di Montecitorio e ti rendi conto che non c’è un deputato che abbia fatto altro nella vita”. La dichiarazione ha provocato le polemiche di un gruppo di deputati e deputate nell’emiciclo che si è alzato dalla propria postazione per raggiungere i banchi 5 stelle.

E’ la stessa presidente ad essere oggetto di un commento del deputato M5S Manlio Di Stefano che, ripreso, si rivolge – a microfono aperto e mimando il gesto con la mano – ai suoi colleghi con un “ma questa sta fuori…”.

Sulla pagina Facebook ha postato: “AGGREDITO PER AVER DIFESO I SOLDI DEGLI ITALIANIdi-stefano-fb
Guardate cosa è accaduto oggi alla Camera durante un mio intervento.
Insulti e urla per aver condotto una nostra battaglia. Quale?
Pensate si stesse parlando di lotta alla mafia o alla corruzione per viverla con questo fervore?
Ovviamente no, stavamo discutendo di tagliare ai parlamentari lo stipendio del 50% esattamente come facciamo già coi nostri stipendi.
Ma come fanno a non vergognarsi? Diffondiamo e smascheriamoli tutti.”

Il vice presidente della Camera Luigi Di Maio ci va giù duro: “Proponiamo il taglio degli stipendi di tutti i parlamentari e dei loro vergognosi privilegi e la reazione in Aula è sempre la stessa. Insulti, attacchi, reazioni scomposte”. E’ l’accusa di essere “populisti” che Di Maio rispedisce al mittente: “Ma il Movimento 5 Stelle ha dimostrato che si può fare politica senza rimborsi elettorali e ha dimostrato che si può fare il parlamentare anche tagliandosi lo stipendio. Perché non lo fanno anche gli altri?”. L’idea dei cinquestelle viene rilanciata da un altro deputato, Alessandro Di Battista, secondo il quale si può benissimo fare i “parlamentari della Repubblica con 3.100 euro netti al mese, questo non è populismo, è questione di etica e di serietà”.

Perchè, attacca Di Battista, “uno può anche intascare 12 mila euro al mese” ma poi “non vi lamentate se non vi fanno entrare in una piazza senza la scorta o se vi tirano secchi di letame”. Riferimento più che chiaro al governatore della Toscana Enrico Rossi che pochi giorni fa, durante una festa dell’Unità in provincia di Pisa, è stato bersaglio (centrato) di un secchio di letame. A lui la “solidarietà” dei cinquestelle ma il rilievo politico resta.

Ai grillini risponde, non senza vis polemica, il capogruppo dem a Montecitorio Ettore Rosato: “E basta con questa demagogia – sbotta -, presidente Boldrini ma lo sa che a Livorno sono riusciti a rimettere i rimborsi spese per la benzina degli assessori? Cosa che non si vedeva da anni. Vedremo cosa farete a Roma sui costi della politica o se dite solo bugie”. Alle accuse dei cinquestelle si ribella anche Sinistra italiana con il deputato Gianni Melilla che spiega come da calcoli fatti gli risulti “che voi restituite una media di 2 mila euro al mese”, “voi date un contributo, noi lo diamo per altri versi. Noi versiamo un pò di più di voi, noi versiamo 3.500 euro al mese”.

Ma vediamo quanto guadagnavano questi onorevoli 5 Stelle prima di essere eletti e quanto guadagnano da parlamentari.

Ad esempio. L’onorevole Manlio Di Stefano prima di essere eletto dichiarava un reddito lordo per l’anno 2013 di 24mila euro lievitato a 96mila da deputato.

Alessandro Di Battista è passato da 3176 euro nel 2013 a più di 98mila da deputato.

Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio aveva, nel 2013, reddito zero. Nel 2015 è passato a più di 98mila euro.

È ancora più istruttivo sapere quando effettivamente guadagnano ogni mese i parlamentari grillini. Prendiamo, sempre ad esempio, gli stessi tre parlamentari e confrontiamo gli stipendi pubblicati dal sito – utilizzato dai parlamentari del M5S per la rendicontazione di entrate e spese – “Tirendiconto”. L’ultimo stipendio pubblicato risale al mese di febbraio e siamo ad agosto.

Il deputato Manlio Di Stefano a fronte di uno stipendio netto di 5.246,53 euro, ha trattenuto per se 3.275,76. Ha avuto rimborsi per 8.383,42 euro e ne ha spesi 7.260,11. Solo per l’alloggio ha rendicontato 2.234,51 euro, molto di più dei 1.500 che reputa dignitosi fuori dal parlamento. Comunque nel mese di febbraio l’onorevole-cittadino Di Stefano ha intascato 10.535,87 euro netti.

Alessandro Di Battista ha ricevuto uno stipendio netto di 5.246,55 euro. Ha trattenuto per se 3.187,66 più 6.287,80 per rimborsi. In totale ha avuto per la sua attività parlamentare 9.475,46 euro netti. Di Battista nello stesso mese di febbraio 2015 Tra le spese risultano 1.142,34 euro per vitto e, come ogni mese, 1.092 euro di assistenza legale.

Il futuro premier 5 Stelle Luigi Di Maio ha ricevuto uno stipendio netto di 5.246,55, ne ha trattenuti 3.259,12 e 6.752,64 di rimborsi (totale netto 10.011,76 euro). Ha rendicontato spese per utenze/pulizie/manutenzione e altro senza spese di alloggio per 432 euro. Ma ha speso 2.341,70 euro per attività ed eventi sul territorio e 675,40 euro per trasporti (noleggio auto 475,80; taxi 148,40;  pedaggio autostradale 20,70; Parcheggi 17,50; mai un centesimo per bus o metro)

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Fonte: Askanews