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GLI IMPRESENTABILI DEI CINQUE STELLE ENTRANO NEL GRUPPO CHE VUOLE SALVINI PREMIER

Cinque deputati espulsi da Di Maio in campagna elettorale non solo non si sono dimessi, ma si sono iscritti al gruppo del Maie, il Movimento degli italiani all’estero con sede in Argentina. Il suo fondatore Ricardo Antonio Merlo è un sostenitore di Salvini, che aveva incontrato già a settembre e che ha “spinto” ancora la settimana scorsa alle consultazioni al Colle. Benedetti, Cecconi, Vitiello, Caiata e Tasso negano il disegno: “Vogliamo rientrare tra i Cinquestelle, c’è tempo fino a giugno”. Con la Lega o coi 5s, sicuro entreranno in maggioranza.

“Se non rinunceranno alla proclamazione, li denuncerò per danni di immagine”, aveva promesso il capo politico durante la campagna elettorale del 4 marzo a proposito dei candidati “impresentabili del M5S. A due mesi dal voto quei parlamentari sono rimasti al loro posto a Montecitorio e a Palazzo Madama. Solo Emanuele Dessì che pagava al comune 7 euro al mese di affitto, eletto senatore, è stato riammesso.

Come si spiega – scrive Paolo Emilio Russo su Tiscali.it – che un deputato di Pesaro e una di Padova e poi un campano, un lucano e un pugliese facciano parte del gruppo degli “italiani all’estero”, affiliato a un partito fondato a Buenos Aires? È presto detto: sono tutti in “purgatorio” in attesa di poter essere “perdonati” e di tornare tra i Cinquestelle. I protagonisti di questa vicenda, che poi rappresenta il primo caso di “cambio di casacca” di questa diciottesima legislatura, sono la padovana Silvia Benedetti, il pesarese Andrea Cecconi, il campano Catello Vitiello, il lucano Salvatore Caiata e il pugliese Antonio Tasso. Candidati nelle liste M5s, erano stati “cacciati” in campagna elettorale da Luigi Di Maio in persona per “comportamenti in contrasto con le regole etiche del Movimento”, ma sono stati ugualmente eletti.
Cecconi, che è un deputato uscente, coinvolto nella vicenda delle “restituzioni mancate”, ha addirittura battuto nel suo collegio uninominale il ministro dell’Interno Marco Minniti, che sulla carta sembrava fortissimo. Di Vitiello si è scoperto, dopo la presentazione delle liste, che era iscritto alla massoneria, Caiata, il presidente del Potenza calcio, che si distingue in Transatlantico per le giacche a doppiopetto blu elettrico decisamente originali, aveva omesso di comunicare un avviso di garanzia per riciclaggio, mentre  l’onorevole Tasso ha a suo carico una condanna minore, ma sufficiente per essere allontanato per “indegnità”. Gli altri erano stati coinvolti nel caso dei bonifici poi revocati, nelle mancate restituzioni. Avevano firmato persino un documento davanti al notaio col quale si impegnavano a dimettersi immediatamente dopo la proclamazione, ma, ovviamente, non l’hanno fatto.
“È carta igienica”, l’ha definita il deputato pesarese, che di mestiere, prima, era  infermiere. Molti di loro, in realtà, negano anche di avere sottoscritto un impegno in tal senso. Anche se avessero presentato davvero le dimissioni al momento della proclamazione, del resto, non è detto che sarebbero riusciti a tornare dei semplici “civili”, restituiti ai loro mestieri. Le dimissioni dei parlamentari devono essere infatti votate dalla maggioranza dei colleghi e, con l’aria che oggi tira in Parlamento, dove ancora non si è capito chi è maggioranza e chi è opposizione, difficilmente sarebbero passate. Meglio per loro, che mantengono posto, titolo e stipendio pieno.
In Parlamento, però, è obbligatorio essere iscritti ad un gruppo parlamentare. Così i cinque si sono iscritti al Gruppo Misto, la più nota delle “terre di nessuno”. Poi, però, hanno aderito – un po’ a sorpresa – al Maie, il gruppo del Movimento Associativo Italiani all’Estero, che risulta essere “un partito politico italiano fondato in Argentina nel 2007 da Ricardo Antonio Merlo”. Il partito nato in Sudamerica, per il quale ha fatto (un po’) di campagna elettorale pure Gigi D’Alessio, è dunque la nuova casa degli ex grillini?  “L’intenzione è quella di avere più impatto e maggiore peso politico per il nostro lavoro parlamentare. Credo che già nelle prossime settimane ci saranno altre adesioni”, ha commentato il fondatore del Maie, nato 55 anni fa a Buenos Aires e divento cittadino italiano grazie allo “ius sanguinis”.
Saranno loro i nuovi “responsabili”? Merlo, in effetti, è considerato molto vicino a Matteo Salvini. Lo scorso 27 settembre i due si erano lungamente incontrati a Montecitorio e si erano fatti scattare una foto abbracciati, quando ancora nessuno poteva immaginare che la Lega sarebbe stata il primo partito del centrodestra. “La riunione è andata molto bene, Salvini è stato attentissimo ad ascoltare tutte le notizie che riguardano gli italiani all’estero”, disse, al termine del summit il deputato sudamericano.  “Sono contento di avere aperto un canale di dialogo con il Maie perché ho stima del suo presidente e gli riconosco grande capacità politica”, rispose a tono il segretario della Lega. In quell’occasione, l’allora europarlamentare si profuse negli elogi per Merlo, “il parlamentare estero più votato in tutte le elezioni; ciò dimostra il lavoro serio sul territorio e la sua credibilità”. Sette mesi dopo quella “capacità politica” e il canale aperto fino da allora gli stanno tornando utili. Partecipando alle consultazioni al Quirinale, il leader del Maie si era espresso per un governo guidato dal leader leghista: “E’ maturo, ha l’età giusta per governare” ed ora evidentemente si sta dando da fare per creare una base parlamentare a suo sostegno. Ecco, forse, il jolly che Salvini e Berlusconi intendono calare quando chiedono un incarico per un leghista che vada “in Parlamento a cercarsi i voti”.
Ma è immaginabile che i cinque ex grillini transitati nel gruppo degli italiani all’estero più vicino alla Lega votino contro un governo a guida leghista? Gli interessati negano che questo sia il loro proposito. “Formalmente  non siamo stati espulsi, ma sospesi in attesa di chiarire la nostra  posizione con i probiviri, che si pronunceranno entro giugno”, scrivono in una nota congiunta i parlamentari, che si muovono dunque in team. I cinque provano a smentire le indiscrezioni girate garantendo di augurarsi invece di  poter rientrare nella “casa madre” pentastellata. “Al momento dell’insediamento, in ossequio all’articolo  11 del codice etico del Movimento, siamo stati  invitati dalla capogruppo, on. Giulia Grillo, a non iscriverci al  gruppo parlamentare del M5S e, di conseguenza, siamo confluiti nel  Gruppo Misto ‘d’ufficio’, ma con la ferma volontà di condividere i  valori, le idee e il programma dei Pentastellati”, scrivono ancora. Il Movimento, però, ha preso tempo e i cinque, intanto, si muovono da soli. Di Maio e soci non hanno deciso che fare di loro, mentre, per esempio, è già stato autorizzato il rientro – con tanto di “perdono” – di un’altra deputata storica coinvolta nel caso delle mancate restituzioni, Giulia Sarti.
Tanto è bastato perché il Pd, che coi Cinquestelle dovrebbe mettere in piedi un governo, andasse all’attacco. “I furbetti di Rimborsopoli e gli impresentabili M5s non soltanto non sono stati allontanati dal Parlamento né denunciati per danno di immagine, come si era impegnato solennemente e pubblicamente a fare Luigi Di Maio durante la campagna elettorale, ma finora non sono stati neanche espulsi dal Movimento 5 stelle!”, tuona su Facebook Michele Anzaldi, già portavoce di Matteo Renzi nella campagna per le primarie. “Sono sospesi fino a giugno, pronti a rientrare con tutti i diritti nel partito di Grillo. Di Maio dovrebbe chiedere scusa a tutti gli elettori cui ha mentito e a tutte le tv e ai giornali che ha tratto in inganno con le sue dichiarazioni bugiarde…”. aggiunge. Anche al Senato c’erano Cinquestelle espulsi ma poi eletti. La faccenda, però, a Palazzo Madama è più complessa per via del regolamento che non permette la creazione di gruppi parlamentari ex novo. Sembra comunque che la giostra dei voltagabbana si sia già messa in movimento. Magari con la prospettiva di superare il record storico dei cambi di casacca registrato nella scorsa legislatura, quando i Fregoli della politica erano stati ben 566.
Fonte: Tiscali.it