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FULVIO ABBATE: UNA “NORIMBERGA” PER CHI NON HA FERMATO GRILLO

abbateFulvio Abbate, laureato in Filosofia con una tesi su Céline, scrittore, critico d’arte, marchese, creatore di Teledurruti (dal 2007 in rete, dal 1998 al 2003 sull’emittente romana Tele Ambiente). Editorialista de Il Garantista.

In passato ha scritto, tra gli altri, sul Fatto Quotidiano, L’Unità, La Stampa, Il Messaggero, Nuovi Argomenti, Il Foglio, Il Riformista, Sette del Corriere della Sera, Playboy e L’Ora. Dal 2010 al 2012 è stato opinionista, insieme ad Adriano Panatta, del programma di LA7 (ah)iPiroso condotto da Antonello Piroso. Nel 2010 ha fondato il movimento Situazionismo e Libertà, il cui simbolo è stato disegnato da Wolinski, con gli slogan “Aboliamo il lavoro” e “Abbasso la realtà”. Nel 2012, a Parigi, Fernando Arrabal con il Collège de ‘Pataphysique lo ha nominato Commandeur Exquis de L’Ordre de la Grande Gidouille. Nel 2013 ha vinto il Premio Satira Forte dei Marmi. Ha scritto su Facebook questo post contro il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo arrivando ad affermare: “sogno un processo a coloro che hanno fatto in modo che Grillo diventasse l’uomo della provvidenza. Una ‘Norimberga’ per quelli che hanno reso possibile la creazione di un movimento populista con punte di analfabetismo civile, se non da assemblea rionale”.

Vuoi proprio che te lo dica? Sogno un processo a carico di coloro hanno fatto in modo che Grillo diventasse l’Uomo della Provvidenza. Assodato che nel sussidiario con figure del Movimento 5 stelle Pinochet risiedeva in Venezuela dove, di tanto in tanto, qualcuno “lo telefonava”, assodatoabbate-fb tutto ciò, fatto salvo il garantismo e il doveroso diritto alla difesa, occorrerebbe tuttavia una piccola grande “Norimberga” per processare, prim’ancora degli improbabili grillini, proprio coloro che, sebbene conclamati professionisti della politica, hanno reso possibile che in Italia, paese che Pasolini definiva in possesso “del popolo più analfabeta e della borghesia più ignorante d’Europa”, si creasse un brodo di coltura così temperato da riuscire a dar vita a un improvvisato movimento populista con punte di analfabetismo civile, se non da assemblea rionale, tra imprecazioni e scoregge, insulti e maledizioni e perfino qualche viva-il-duce-eja-eja-alalà.

Insomma, personalmente, immagino alla sbarra innanzitutto la sinistra. In ogni sua possibile declinazione – dai tanassiani ai trotskisti, dagli ex Pci alla Sinistra dei club, dai vendoliani agli amici di D’Alema, dagli amanti della centrifuga bio e della zuppa di farro ai lettori dei romanzi Einaudi Stile libero – ovviamente senza escludere Silvio Berlusconi, lo stesso cui dobbiamo, in combutta con Veltroni, l’abbassamento d’ogni difesa immunitaria culturale lungo l’intero stivale, ognuno a suo modo ha lavorato affinché si diventasse tutti più banali. E mi fermo qui per non sembrare verboso.

Ah, no, dimenticavo Matteo Renzi, il bersaglio massimo dei 5s, ammesso che lo si possa assimilare ai progressisti e non alla quadreria post-democristiana, ancor meno alla corrente della “sinistra di base”. Ecco, anche lui e i suoi amici attualmente al governo saranno chiamati a discolparsi dalla Corte Internazionale.

L’ho già detto che la questione del boom di consensi per il M5S è innanzitutto antropologica e che il dato politico è davvero secondario, soprattutto ragionando di una compagine che si è presentata al mondo delle idee con un video degno di Ed Wood dove si immaginava il futuro planetario con toni da “Giornale dei misteri”? Che noia doversi ripetere, ma questo è purtroppo lo stato delle cose.

L’esatto capo d’imputazione da accollare ai già menzionati? Avere, appunto, permesso che i singoli soggetti del format politico della Casaleggio Associati, capitanati da un comico qualunquista dalla prosa tra “69 arditi” e LSD (così nella sua lettera al Corriere: “… ma che pagliuzza e che trave? Qui è un acaro contro un autotreno! Eppure non sono soddisfatto… l’inconsistenza assoluta delle stupidaggini che vengono discusse da trombatissimi pantaloni”, neppure i tossici del bar “Luana” seppero mai forgiare una simile narrazione, temo) diventassero la punta di diamante e di trapano del nuovo ceto politico italiano che si candida alla guida del paese presso un contesto socio-culturale che, a giudicare dai suoi sostenitori, oltre alle zanne, sembra avere sprezzo per la grammatica e la sintassi; spessore da frequentatori di Punto Snai.

E mai che Beppe nostro e i suoi abbiano speso una parola per bloccare la condotta da squadristi che i grillini, nemici d’ogni logica, – “… e allora il PD?” – assumono nei social. Ovviamente, non è proprio necessario che tale processo si svolga lassù a Norimberga. Visto il contesto, potrebbe benissimo trovare come sede assai più consona, metti, Civita Castellana.

Ipotizzo la cittadina già etrusca e già capitale delle piastrelle e dei sanitari da bagno del centro-sud, poiché ha dato i natali sia alla bella e affascinante storica dell’architettura Marta Francocci sia ad Alessandro Di Battista, testa d’uovo casual del movimento in questione, altro gigante della filologia romanza.

Dimenticavo: vogliamo rassicurare coloro che chiama “pdiota” chi semplicemente provi a obiettare che il M5S appare come un ricettacolo di autoritarismi che non è con loro che ce l’abbiamo, ma proprio con la controparte, cominciando da Renzi, proprio per non essere riuscito a fare, democristianamente, come già De Gasperi, da “diga” affinché l’humus degli analfabeti non prendesse piede diventando appetibile sul piano elettorale.

Tuttavia pensare che gli errori di grammatica e di geopolitica del Di Maio possano mettere a repentaglio i consensi che questi improvvisatori hanno conquistato sarebbe un grave errore di valutazione.

Tutto ciò porterà nuovi applausi al M5S in termini di identificazione di massa, proprio in virtù delle sue carenze culturali. Scriveranno testualmente che tutte le obiezioni sono roba da “radical scic”. E il caso Roma? Lasciate lavorare Virginia! Vi dobbiamo forse ricordare mafia capitale? “Honestà!11111” Ovviamente sarebbe impossibile portare alla sbarra tutta la sinistra occorrerebbero pullman, treni bianchi e allora, dovendo scegliere, potremmo forse convocare, per esempio, il regista Nanni Moretti e il suo vespone bianco, non sembra infatti anche a voi che il silenzio dei cosiddetti ceti medi riflessivi in giacca di velluto a coste e camicia di flanella scacchi sia da tempo assordante?

Soprattutto dopo anni di virtuosi girotondi e altre manifestazioni con prenotazione obbligatoria non avranno deciso di lasciarci da soli con i nostri peggiori dirimpettai? Se la miseria politica del momento ha lo stesso tanfo dialettico di una riunione di condominio non si comprende perché queste anime belle debbano nascondere la mano con i millesimi degli attici sul Gianicolo da far valere.

mader