AttualitàHomePolitica

DI MAIO CHE FESTEGGIA I RISULTATI DELLA LOTTA AL CAPORALATO, MA LA LEGGE È DEL GOVERNO RENZI

Con un tweet, il vicepremier  i risultati delle indagini che hanno portato questa mattina all’arresto di sei caporali a Latina. La legge per il contrasto al caporalato non è frutto del governo Conte, bensì dell’esecutivo Renzi, riferisce Charlotte Matteini su Open.online.it.

Nella mattinata di giovedì 17 gennaio, si è diffusa la notizia dell’arresto di sei “caporali” italiani accusati a vario titolo di sfruttamento del lavoro, intermediazione illecita nel lavoro, estorsione, corruzione, fittizia intestazione di beni, trasferimento fraudolento di valori e dichiarazione infedele. Il risultato è frutto di un’indagine durata tre anni e condotta dalla squadra mobile di Latina, in coordinamento con gli uomini del Servizio Centrale Operativo diretto da Alessandro Giuliano.

A distanza di poche ore dagli arresti, il vicepremier Luigi Di Maio ha festeggiato il successo dell’operazione con un tweet: «Abbiamo dichiarato guerra al caporalato e adesso, finalmente, i nodi stanno venendo al pettine. Ecco i frutti del nuovo corso dell’Ispettorato del Lavoro che denuncia le mele marce e grazie alle forze dell’ordine per il lavoro svolto. Questo è lo Stato che ci rappresenta».
Che cosa c’è che non va in questo tweet? Essenzialmente nulla, se non fosse che il vicepremier non accenna a un fatto basilare: la legge per il contrasto al caporalato è stata voluta e approvata nel 2016, quando al governo c’era Matteo Renzi, il ministro delle Politiche agricole era Maurizio Martina e il capo politico del Movimento 5 Stelle non era presente in Aula al momento della votazione.
La norma è stata approvata nell’ottobre del 2016 e contiene una serie di disposizioni volte a intensificare le pene già previste dall’ordinamento. Oltre all’arresto, è stata introdotta anche la confisca dei beni per chi venisse sorpreso a infrangere le nuove norme, il controllo giudiziario dell’azienda e l’estensione della responsabilità del datore di lavoro e degli enti preposti al controllo.
In sostanza, il ministro del Lavoro si intesta una vittoria che nulla c’entra con il governo attuale. Sui social lo scivolone non è passato inosservato e moltissimi utenti hanno ricordato a Di Maio che, appunto, l’esito delle indagini non è merito suo e che la legge quadro per il contrasto al fenomeno è stata approvata da uno dei governi Pd a lui più avversi.
Che cos’ha fatto Di Maio per il contrasto al caporalato da quando è vicepremier e ministro del Lavoro? Poco e nulla, oltretutto si è accompagnato a un alleato di governo, Matteo Salvini, che considera la legge fumo negli occhi. «Il Codice degli appalti invece di semplificare complica, così come la legge sul caporalato invece di semplificare complica. Probabilmente un paese più semplice è un paese meno corrotto», dichiarò Matteo Salvini nel giugno del 2018.
Diverso l’approccio di Di Maio. Il 5 luglio 2018 spiegò che «la legge del 2016 sicuramente è applicata male ed è quindi necessario avviare un tavolo di monitoraggio tra i ministeri del Lavoro, il ministero del Sud, il ministero delle Infrastrutture e il ministero dell’Agricoltura perché le leggi vigenti in materia possano funzionare», riconoscendone dunque l’utilità.
Il 7 agosto, commentando la serie di incidenti stradali in cui hanno perso la vita dei braccianti sfruttati dai caporali, Di Maio sottolineò: «Non dobbiamo fare nuove leggi: il problema è che lo Stato non è ancora attrezzato per far rispettare le leggi. Penso a un provvedimento urgente per un concorso straordinario al fine di aumentare gli ispettori del lavoro. Il caporalato va estirpato controllando azienda per azienda e non facendo altre leggi per fare un altro comunicato stampa».
Dopo queste dichiarazioni estive, Di Maio convocò i sindacati per un vertice sul caporalato al termine del quale, dopo qualche settimana, nominò direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro il generale dei carabinieri Leonardo Alestra. E poi? Nella legge di bilancio appena varata, sono state inserite risorse per il rafforzamento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che, ha spiegato Di Maio, «consentirà un’azione ancora più incisiva nel contrasto al caporalato e al lavoro nero. L’impegno del ministero è massimo nella lotta agli abusi sul lavoro e il tavolo permanente sul caporalato – istituito a dicembre – è ormai operativo ed è il luogo in cui tutte le istituzioni si incontrano e si confrontano per debellare questo vergognoso fenomeno».
Tuttavia, con le indagini di Latina cominciate tre anni fa, è davvero difficile sostenere che possano essere il frutto dell’azione politica dell’attuale governo e le poche e sparute azioni dell’esecutivo Conte non permettono a Di Maio o al M5S di intestarsi i risultati di una lotta che in realtà viene condotta grazie a strumenti adottati dai governi precedenti.