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COSA PENSANO I CINESI DEL M5S

L’instabilità economica e politica dell’Europa è il nemico numero uno degli interessi economici di Pechino, che vede in Grillo e Di Maio un pericolo da evitare. Cosa scrivono i principali media, lo riporta Gian Luca Atzori in un articolo per l’agenzia Agi.

Di recente, il neo-candidato premier Luigi Di Maio ha affermato che il M5s è l’unica alternativa a populismi e estremismi. La stampa internazionale non pare essere d’accordo. Cnn, Bbc, New York Times, Reuters, Guardian, Telegraph, Financial Times, Economist: i principali media globali concordano tutti su come definire il M5s, ovvero un “partito populista”. Non solo, un’inchiesta di Buzzfeed ha persino accusato i canali di Casaleggio di essere tra i principali dispensatori di fake-news in Europa, mentre uno studio svedese li ha definiti un misto tra il “dogmatismo antidemocratico” e il “populismo autoritario di destra”.

Nulla togliendo alle teorie che parlano di complotto globale e nostrano dei media, a questa ondata di dissenso si aggiunge un’altra potente voce, quella cinese. Dalla stampa mandarina (sia quella più libera che quella di governo, sia in versione cinese che inglese) si evince facilmente come questo movimento popolare venga percepito dalla Repubblica Popolare.

La Xinhua, la principale agenzia di stampa cinese, parla dei 5stelle come un movimento che si affida alla rabbia della gente, euro-scettico e anti-immigrazione. Lo paragona al Front National di Le Pen, ai neonazisti tedeschi di AfD e dell’austriaco Hofer. Il M5s è considerato una formazione di estrema destra, che porta avanti una politica economica incoerente con l’economia italiana e rallenta la crescita e l’integrazione in Ue. Per la Xinhua i risultati del M5s alle ultime Comunali rappresentano una clamorosa sconfitta del populismo italiano, dovuta all’ incapacità di Grillo di fare autocritica come nel caso di Pizzaroti, e all’”incapacità quotidiana” e agli “scandali” delle sindache di Roma e di Torino.

Per il Global Times il M5s è invece responsabile di portare l’Italia verso “governi cronicamente deboli” e ha capitalizzato il suo successo sulla frustrazione della gente per via dell’ondata migratoria, la crisi economica e di integrazione europea. Secondo Zhao Junjie, ricercatore per l’ Istituto di Studi Europei di Pechino, il risultato del referendum costituzionale italiano “riflette la crescita dei populismi in Europa”. Secondo lui, formazioni come il M5s porteranno a dispute commerciali ancora più aspre tra Europa e Cina nei prossimi 3-5 anni, perché promuoveranno politiche protezioniste e conservatrici.

Anche per China Daily il M5S è legato a discorsi che riguardano il populismo, ma da anche voce alle parole di Di Maio che afferma il contrario. Mentre per il Quotidiano del Popolo, organo principale del partito, M5S e Lega Nord getteranno l’Italia nel caos. Persino Il South China Morning Post di Hong Kong, non legato direttamente al governo e spesso censurato in Cina continentale, non si discosta molto dalla visione di Pechino e della stampa internazionale.

Essenzialmente in Cina il M5s è visto come un partito populista, di estrema destra, anti-establishment, euroscettico, anti-rifugiati, protezionista e conservatore ma soprattutto un pericolo per l’Europa e per le relazioni Italia-Cina.

Eppure il Movimento e il Partito Comunista Cinese hanno delle inclinazioni politiche comuni. Per esempio, le proposte economiche del M5s richiamano il capitalismo di stato mandarino, dalla nazionalizzazione delle banche al protezionismo economico.

Il punto è che la Cina vuole ricreare un ordine multipolare per opporsi all’ unipolarismo americano e lo vuole fare anche attraverso La Nuova Via della Seta, un investimento ultra-miliardario per connettere oltre 60 paesi da Pechino all’Europa. I cinesi necessitano dunque di un’Europa liberale e globalista ma soprattutto politicamente ed economicamente stabile. Tuttavia, se a livello internazionale la Cina preme per la globalizzazione, internamente è protezionista e promuove un Capitalismo di stato. Per questo l’Ue gli continua a rifiutare lo status di Economia di Libero Mercato, cosa sostenuta fortemente anche dal M5s nelle sue campagne, seppur accusando Bruxelles di essersi asservita a Pechino.

Di certo la propaganda sull’invasione cinese dell’Italia e sul loro gioco sporco; l’alleanza in Europa con i xenofobi dell’Ukip che hanno condotto la Gran Bretagna alla Brexit; così come anche il fatto che si tratti di un movimento nato in rete e dal basso capace di ottenere un enorme consenso in poco tempo, non sono un punto di forza agli occhi di Pechino e della meritocrazia cinese.

Non solo perché i movimenti popolari fisici e virtuali vengono stroncati sul nascere in Cina, ma anche perché il punto cardine del M5s di rimpiazzare tutti i politici con cittadini senza esperienza, ai più nostalgici può ricordare il populismo insito nella Rivoluzione culturale di Mao. Un decennio in cui ogni “vecchiume” doveva essere scrostato per far rinascere il paese. Dove infermieri senza esperienza rimpiazzarono dottori, studenti divennero professori, e i politici furono forzati alla rieducazione nelle campagne. Tra questi c’erano anche l’attuale presidente e premier mandarini. Le due più alte cariche dello stato cinese hanno iniziato a far politica più di 40 anni fa, partendo dal più basso livello locale. Immaginate come possa venire percepita da loro la rivoluzione di Grillo.

Tra la bandiera rossa a 5 stelle cinese e quella bianca del movimento c’è in realtà un vuoto che pare incolmabile. Basti pensare che se noi avessimo la stessa bandiera il primo obiettivo dei 5stelle sarebbe in teoria quello di scardinare la stella più grande, ovvero, quella che rappresenta il partito, l’élite, la casta.

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Fonte: Agi