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COSA C’ENTRA LA LIBERTA’ DI STAMPA?

salLibertà di stampa, libertà di opinione non può voler dire libertà di diffamare.

Chi diffama, foss’anche un direttore di giornale come Alessandro Sallusti, compie comunque un reato penale e come tale va perseguito.
Detto ciò non capisco, francamente, tutta questa levata di scudi di editori e giornalisti di ogni orientamento a favore di Sallusti.

I fatti: una ragazzina di 13 anni, figlia di genitori separati resta incinta e intende abortire. Per questa intervento occorre, come prevede la legge, il consenso di entrambi i genitori e il padre non era stato informato della questione. A questo punto, la ragazza non potendo contare sul consenso di entrambi i genitori si rivolge, sempre come previsto dalla legge, al giudice che valuta la situazione e ritenuti validi i motivi la autorizziamo a decidere autonomamente. E sempre a questo punto interviene Libero, all’epoca diretto da Sallusti, che con un commento firmato Dreyfus usa parole molto forti nell’accusare giudice e genitori.

Per Dreyfus, pseudonimo che nasconde Renato Farina, «il magistrato ha ordinato un aborto coattivo», la madre e il padre (che in realtà era all’oscuro di tutto) avrebbero voluto «cancellare con bello shampoo di laicità» l’amore di una giovane madre per il bimbo. Mentre il medico avrebbe «estirpato il figlio e l’ha buttato via». Per poi concludere con un augurio: «Se ci fosse la pena di morte, se mai fosse applicabile, questo sarebbe il caso. Al padre, alla madre, al dottore e al giudice». Frasi che non sono piaciute al magistrato Giuseppe Cocilovo, che ha presentato una denuncia per diffamazione. Ne è seguita la condanna in primo e secondo grado, e il sigillo della Cassazione. Che, caso raro, non concede neppure la sospensione condizionale della pena.

Cosa c’entra la libertà di stampa con tutto questo?
Cosa c’entra la libertà di stampa col riportare notizie inventate e diffamatorie? Giornalisti ed editori spieghino perché si sentono indignati.

Mentre in un qualsiasi paese civile un giornalista come Sallusti è costretto a cambiare mestiere, in Italia diventa un eroe.

Giova, comunque, ricordare chi è Renato Farina, alias Betulla, all’epoca vicedirettore di Libero: collaboratore del Sismi di Nicolò Pollari e Pio Pompa per i quali confeziona dossier giornalistici tossici, viene accusato di favoreggiamento. Ne esce patteggiando una pena a sei mesi di reclusione. La legge vieta ai giornalisti di lavorare per i servizi. Così l’Ordine dei giornalisti di Milano sospende Farina per un anno. L’Ordine nazionale lo radia, ma lui gioca d’anticipo, andandosene prima. Berlusconi lo “nomina” deputato.

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