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CAPOGRUPPO GRILLINO DI VERCELLI LASCIA IL MOVIMENTO E PASSA CON MAGGIORANZA A GUIDA PD

Il M5s perde pezzi. Adriano Brusco, capogruppo in consiglio comunale a Vercelliche fu pure candidato sindaco grillino nel 2014, stanco delle imposizioni dall’alto, delle lotte interne e caduto nel vuoto anche un appello a Beppe Grillo, ha deciso di andarsene per diventare uno degli animatori di una lista civica, Cambia Vercelli, come ha fatto Federico Pizzarotti a Parma.

Ma se nella città emiliana gli ex 5 stelle sono al governo del Comune, qui, almeno per ora, la lista civica fa parte della maggioranza guidata dalla sindaca Pd Maura Forte, che non nasconde la soddisfazione: la sua giunta infatti si reggeva su un solo voto in più rispetto alle opposizioni. Ora i voti saranno due, non è tanto ma almeno la prima cittadina non rischia di cadere per il raffreddore di uno dei suoi supporter. Anche se Brusco sottolinea come si ritenga «svincolato da preconcetti ideologici e slegato da ogni logica prettamente di maggioranza». La sua lista comunque sosterrà la giunta e quindi lo spettro del commissario si allontana. La curiosità è che da esponente 5stelle un anno fa egli promosse una raccolta di firme per chiedere la dimissioni della sindaca: dai banchetti è passato ai banchi della maggioranza.

Brusco ha 40 anni, laurea in economia, lavora all’Arpa, l’agenzia per la protezione ambientale del Piemonte.

Dice: «L’esperienza tra le file del M5s è stata densa di soddisfazioni e di successi a livello personale, ma anche di incomprensioni con il gruppo dirigente con cui non sono riuscito a intavolare un dialogo democratico».

Sotto accusa è, in particolare, Luigi Di Maio il quale avrebbe, secondo i fuoriusciti, creato in Piemonte una propria corrente che ha finito per prendere il sopravvento e guidare autoritariamente a livello regionale e locale il movimento. Così l’annuncio di una sua visita pastorale (poi saltata per un malore del parlamentare) è stato l’avvio della turbolenza che ha portato infine all’addio. Brusco e il meetup (così si chiamano le sezioni del M5s) scrissero a Beppe Grillo: «Caro Beppe, chiediamo a te personalmente di controllare la situazione del movimento a Vercelli e nel territorio circostante. Il Movimento 5 Stelle si sta riducendo sempre più a una corrente, quasi un partito personale che viola qualsiasi regola. Di questa situazione è stata fatta denuncia anche ai probiviri. Questo partito personale viola qualsiasi regola del Non Statuto. Per esempio il nostro portavoce eletto in parlamento Mirko Busto si sta ponendo da un po’ di tempo come un vero capocorrente. Sembra quasi sia al lavoro per ottenere il secondo giro di giostra alla camera».

A fianco di Di Maio ci sono il consigliere regionale Gianpaolo Andrissi e, appunto, il deputato Mirko Busto. Questi plenipotenziari, secondo le accuse di Brusco e degli ormai ex grillini, «prendono decisioni senza consultare la base del movimento. Si comportano come fossero parte di un direttivo ristretto a porte chiuse e non fanno entrare nessuno. Del resto la guerra del deputato Busto al gruppo di Vercelli viene da lontano, quando alle ultime elezioni politiche disse ai nostri candidati di rinunciare alla candidatura. Adesso torna alle grandi manovre perché si ricomincia a parlare di elezioni».

Insomma a Vercelli volano gli stracci e la scissione non è che la conclusione di una guerriglia in atto da tempo. Da parte sua Grillo non è intervenuto. E nemmeno Davide Casaleggio ha preso posizione.

Contro il grillino che ha sbattuto la porta si sono schierati (ovviamente) quelli del fronte opposto, a cominciare dall’onorevole Busto (a livello nazionale è tra i proponenti la legge per obbligare i macelli a installare al loro interno telecamere per verificare in che modo vengono trattati gli animali): «Dalle bassezze umane, purtroppo, il M5s non è del tutto immune. Lo testimonia quel che è successo al nostro ex consigliere Adriano Brusco che ha lasciato il M5s per sostenere la maggioranza Pd, rendendo così evidente il senso di un passato di silenzi, assenze strategiche in consiglio e comportamenti autoreferenziali e dannosi per il nostro bel movimento. Ma per fortuna il M5s è ben altro. Bisogna diffidare di chi si autoprofessa attivista senza essersi dedicato ad altro che a polemiche personali, di chi si inventa finte sedi simil-partitiche per offrire favori, di chi tenta di riciclare se stesso e il proprio passato politico fallimentare saltando sul carro del M5s e inventando nuovi meetup e gruppi Facebook che non hanno fondamenta reali».

Beh, non male tra appartenenti (fino a ieri) alla stessa formazione politica. Aggiunge il collega consigliere comunale di Vercelli (erano due i rappresentanti del M5s), Michelangelo Catricalà: «È inaccettabile la decisione di Brusco di passare tra le file della maggioranza a guida Pd. I cittadini vercellesi hanno votato la lista del movimento nel 2014, dando mandato a due candidati di rappresentarli in Comune. Il voto non può essere usato a proprio piacimento, tradendo la fiducia dei cittadini. L’unica cosa che può fare è dimettersi».

Mentre Paolo Tiramani, a capo della locale Lega, bypassa il feeling tra Grillo e Matteo Salvini e attacca: «Il cambio di casacca del candidato sindaco M5s che passa a sostenere il Pd dimostra i limiti politici dei pentastellati, una chiara evidenza di quanto sia vacuo e rapidamente biodegradabile il voto espresso dai cittadini per questo movimento politico».

Lui non si scompone, è sicuro che alle elezioni comunali porterà al successo la lista civica e i grillini rimasti conteranno le briciole, proprio come a Parma. «Non sono cambiato io», conclude, «è mutato il movimento, si fomentano divisioni, si costituiscono cordate e correnti, si organizzano incontri chiusi, parlando di temi che dovrebbero invece essere condivisi con tutti gli attivisti. No, non era questo il movimento delle origini».

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Fonte: Italia Oggi