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VITALIZI, TRA DEMAGOGIA E IPOCRISIA

La Camera dei deputati, con l’accordo Pd – 5 Stelle ha deciso, non sull’abolizione del vitalizio ai parlamentari, già intervenuta dal 2012, ma nella retroattività del calcolo del metodo contributivo sui vitalizi in essere.

Nessun dubbio sul fatto che alla materia si sarebbe dovuto mettere mano. I sacrifici non possono essere sempre e solo richiesti agli italiani senza che i rappresentanti delle istituzioni non siano chiamati a dare l’esempio.

E l’esempio Pd, 5 Stelle, e tutti gli altri l’avrebbero dato, ma seriamente, se avessero deciso di tagliarsi gli stipendi e da subito. Così avrebbero dato un bel segnale ai tanti italiani costretti a fare sacrifici. Stipendi, quelli dei parlamentari, che arrivano 14mila euro netti al mese, con annessi e connessi, sono un vero e proprio schiaffo in faccia a lavoratori e pensionati. E, perché non hanno pensato di intervenire sui boiardi di stato e sulle loro pensioni anche più alte delle indennità e dei vitalizi parlamentari

Poche ore per licenziare una legge, quella Richetti-Di Maio, che prelude un risparmio di 76 milioni l’anno senza chiedersi come sia possibile che Flavio Cattaneo, dopo sedici mesi – nemmeno un anno e mezzo – in Tim possa mettersi in tasca una liquidazione che, secondo alcuni, arriva a più della metà del risparmio previsto dai vitalizi dei parlamentari.

Ormai siamo in campagna elettorale ed è più importante, tra il Pd che rincorre i 5 Stelle e viceversa, portarsi a casa la primogenitura dell’abolizione dell’odioso privilegio anche a costo di essere dichiarata incostituzionale. Potranno sempre dire di averci provato.

mader