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TUTTO QUELLO CHE NON CI DICONO SU MATTEO SALVINI

matteo-salvini-matteoderricoDagli scandali della Lega Nord ai 61 milioni di euro per “La Padania”. Gaffe, miserie e ipocrisie in 22 anni di potere. In 10 punti, ecco chi è davvero l’ultimo leader dell’ultra destra italiana. Ce lo racconta Mauro Orrico su Face Magazine.

1. VENTIDUE ANNI DI “LOTTA”, MA SOPRATTUTTO DI POTERE
Colonna portante e braccio armato del berlusconismo, la Lega Nord è stata la grande protagonista dei governi Berlusconi, quelli che sono durati di più in assoluto nella storia della Repubblica italiana. La Lega ne è stata il più fedele alleato. Certo, non passerà alla storia per i risultati ottenuti, ma tant’è.
I più furbi (e meno onesti) ci hanno raccontato in questi mesi che Matteo Salvini però è il nuovo che avanza, una nuova Lega che poco ha a che fare con il passato. Slogan facile smentito dai fatti: Salvini è in politica da 22 anni, ovvero dal 1993 ed è stato uno dei più fidati e influenti uomini al fianco di Umberto Bossi e Calderoli. Presenzialista in TV fin dai tempi in cui era consigliere comunale a Milano, uomo di punta della lega milanese. Di lui tutto si può dire tranne che sia “nuovo” alla cosa pubblica e privo di responsabilità di ciò che è stato.

2. SALVINI: MIGRANTI, ROM E IL CRISTIANESIMO AD INTERMITTENZA
L’immigrazione è il vero cavallo di battaglia della Lega Nord. Senza il quale il partito si sarebbe già estinto da almeno due anni, travolto dai diamanti di Belsito.
L’ultima proposta shock è stata quella di non far sbarcare i migranti e lasciarli in mare. Poi ha aggiunto: “vanno fatti salire su navi di soccorso e rimpatriati”. Operazione che molti hanno definito di pura demagogia, fondata sul modello australiano. Con una differenza che Salvini non cita: i costi che il governo australiano sostiene per pattugliare le sue coste sono cifre inimmaginabili per il nostro disastrato sistema finanziario. Costi e cifre che ovviamente Salvini non ha fornito.
Gaffe che ha suscitato non pochi imbarazzi nel suo entourage riguarda le cifre che lo Stato spende per ogni migrante: sono 35 euro al giorno per ognuno di cui 2.50 euro di “pocket money”. Ma nulla di tutto questo va ai richiedenti asilo, bensì alle cooperative che gestiscono l’emergenza. Tra queste ha praticamente tutto in mano quella delle Misericordie, al centro di polemiche e scandali circa appalti e servizi forniti. Miserticordie è politicamente vicina al centro destra ed è gestita da uomini che per anni hanno condiviso poltrone di governo con la Lega Nord. Daniele Giovanardi, fratello dell’ex ministro berlusconiano, è stato presidente di quella di Modena, andata in fallimento per un deficit milionario.
Quello dei migranti infatti è un business che sta arricchendo la’ndrangheta, la mafia turca e le varie cosche siciliane e calabresi. Quella stessa ndrangheta che è arrivata anche in Veneto, terra governata dalla Lega Nord.
Sulla sua pagina facebook in tanti auspicano la morte per annegamento e il livello dei commenti è agghiacciante.
Eppure la propaganda leghista è convintamente cristiana. Qualcuno però spieghi a Salvini che Gesù Cristo era figlio di profughi e la sua era una famiglia di immigrati. C’è chi glielo ha fatto notare a Natale quando il leader leghista ha tentato, riuscendoci, di strumentalizzare la richiesta di alcuni insegnanti di rimuovere, in nome della laicità dello stato, i simboli religiosi dalle scuole, come avviene ad esempio in Francia. Immediata è stata la reazione di Salvini che ha chiesto ai suoi sostenitori di postare foto del proprio presepe sulla sua fan page. Gli sfugge però di notare che i concetti biblici circa l’accoglienza e la solidarietà siano di segno opposto rispetto alle sue posizioni in materia.
Quanto ai rimpatri immediati, qualcuno dica poi a Salvini che dall’altra parte delle coste non c’è alcun governo che possa svolgere il ruolo di interlocutore perché al suo posto ci sono gli orrori dello stato islamico. E magari gli ricordi anche che i terroristi non arrivano con i gommoni e che l’Italia accoglie meno rifugiati degli altri paesi.
Ma questo non conta nell’antipolitica di razzisti e populisti.
Certo, ci sarebbe da discutere sulla distribuzione dei migranti sul territorio nazionale (Roma ne accoglie la percentuale più alta) e sull’assenza di una chiara politica migratoria del governo Renzi. Ciò che appare poco credibile è che quel vuoto possa essere colmato dalle non-proposte salviniane.
Quanto ai rom, in questi giorni Salvini è in visita, con telecamere al seguito, dei campi presenti nelle regioni in cui si voterà, promettendone la chiusura. C’è da chiedersi come mai la Lega Nord non lo abbiamo mai fatto nè proposto nei 3.292 giorni di governi berlusconiani. La risposta è forse perchè quei campi li finanziava?

3. MA QUANDO (E QUANTO) LAVORA MATTEO SALVINI?
Presenzialista in TV come probabilmente nessuno nella storia recente della politica italiana, la domanda non può che essere lecita. Perché Matteo Salvini è – ma molti non lo sanno – europarlamentare. L’ultimo scontro con il giornalista Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano è di poche settimane fa. A lui ha risposto, senza fornire alcun numero l’imbarazzatissimo Salvini.
Lontani i tempi delle invettive contro “Roma Ladrona”: gli europarlamentari guadagnano circa 8mila euro netti, esclusi i vari benefit e rimborsi con i quali possono arrivare fino a 19mila euro lordi al mese.
Troppi, ad ascoltare chiunque. Ma mai che fosse arrivata alcuna proposta di riduzione delle indennità dal nuovo leader dell’ultradestra di lotta e di potere. Resta solo il clamoroso rimprovero, nell’aula di Strasburgo, dell’eurodeputato socialista Marc Tarabella contro il “nostro” Salvini. Una figuraccia per lui. L’ennesimo danno per tutti noi.

4. GAFFE E BUGIE DI MATTEO SALVINI
Tutto fa brodo per racimolare consenso. E per chi ha delle minime nozioni sulle cosiddette strategie di comunicazione o marketing politico sa bene che non importa che una notizia sia vera. Basta ripeterla con la giusta enfasi e attraverso i canali necessari affinchè diventi virale, sia condivisa, ottenga migliaia di like. Così la più grande bufala diventerà vera, o almeno sarà percepita come tale da chi legge, commenta, condivide. E vota. In tempi di facile populismo e demagogia imperante, basta poco per creare consenso. Attivare guerre. Meglio se tra poveri.
Negli ultimi mesi, Matteo Salvini, ha studiato bene il successo di Marine Le Pen in Francia e ha cercato di emularne le strategie. Ma ovviamente, all’italiana. Perché sarà pure un padano DOC ma vent’anni di stipendi elargiti da Roma ladrona forse corrompono anche l’animo più puro made in padania.
Ecco alcune clamorose bugie. E la relativa smentita. E qualcuna delle tante gaffe divenute virali, in rete.

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5. TELEMONNEZZE E IL TRIONFO DELL’INSULTO
Il nuovo imperativo dei talk italici è il trionfo dell’insulto. Sarà per il crollo di ascolti che tutti i programmi di approfondimento politico registrano da mesi, sarà per altro, ma tant’è.
Così, epiteti quali “coglione”, “senza palle”, “merda” – solo alcuni dei tanti lanciati recentemente in Tv da Salvini contro i suoi avversari – sono stati sdoganati e costituiscono ormai una certezza per racimolare un applauso. Non importa il contentuto: è ciò che resta della telemonnezza del dolore e delle risse. Ne sono stati precursori Alessandra Mussolini e Vittorio Sgarbi. L’insulto diviene molto più importante del contenuto, della proposta, dell’idea. Che sia la metafora di questa Italia in perenne declino?

6. LEGA NORD: UNA STORIA DI SCANDALI E PROMESSE FALLITE
Secessionista e antimeridionalista prima e federalista poi, la Lega Nord possiamo dire che ha fallito praticamente in tutte le promesse, condivisibili o meno, che hanno scandito la storia del movimento.
Di secessione, guerra agli sprechi e alle ruberie, federalismo non è rimasto praticamente nulla. Resta qualche sede distaccata di alcuni uffici ministeriali trasferiti a Monza. Decisione dell’ultimo governo Berlusconi. Ma il “contentino” non ha pagato e alle elezioni che sono seguite per la Lega è stato un disastro.
Così, calato il sipario sulle promesse mancate, il vero problema a cui dare ogni colpa diventano gli altri, gli ultimi, meglio se stranieri. Strategia elettoralmente vincente, poco importa se codarda e degna del peggior potere che davanti ai propri fallimenti accusa gli ultimi che non hanno telecamere né denaro per difendersi.
Sugli scandali, le storie sono più meno note. Dai gioielli di Belsito, alla laurea comprata in Albania per Bossi jr. Fino all’assunzione per chiamata diretta della moglie di Matteo Salvini, nello staff dell’assessore lombarda al welfare Maria Cristina Cantù, per una cifra al momento di circa 70 mila euro l’anno, nell’ente guidato dal leghista Roberto Maroni in Lombardia. E non è l’unica: il figlio dell’assessore Aprea è volato nella sede regionale a Bruxelles. Non è un reato, sia chiaro. Il problema è solo etico, ma quello non importa quando si parla di famiglia, se è la propria, ovvio.
La storia di scandali e miserie leghiste è lunga e abbastanza oscena. Meglio non dimenticarla. E in quegli anni Salvini era alto dirigente del partito, l’uomo più potente della Lega in Lombardia. Un giorno forse spiegherà i suoi silenzi.

7. QUEI 61 MILIONI DI EURO PER “LA PADANIA”
61 milioni di euro: il denaro (pubblico) che il quotidiano della Lega Nord La Padania ha percepito dal gennaio 1997 allo scorso novembre. Quando ha chiuso i battenti. Ci si chiede come si possa fallire con un tale fiume di denaro pubblico. Oggi La Padania non è più in edicola – e in pochi ne sentono la mancanza – mentre in Parlamento una proposta di legge del Movimento 5 Stelle contro il finanziamento pubblico ai giornali attende di essere discussa. Chissà se vedrà mai la luce. E soprattutto chissà se il suo leader giustificherà mai i dettagli di questo enorme fiume di denaro. Ma in un paese normale sarebbero i suoi stessi elettori a chiederne la restituzione.

8. SALVINI, ROMA E IL SUD CHE “NON MERITA L’EURO”
Con la nuova lega nazionale, Salvini punta a “nazionalizzare” il partito.
Non sarà facile perchè la sua storia e quella dei suoi compagni, o camerati, è fatta di insulti, derisioni, posizioni apertamente ostili nei confronti dei meridionali.
Il 12 ottobre 2012 dichiarava: “La Lombardia e il Nord l’euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa. Il Sud invece è come la Grecia, al Sud non se lo meritano”.
Due anni sono bastati per cambiare idea: oggi Salvini vuole portare l’Italia fuori dall’Euro. E poco importa se ovunque governi sia alleato di Forza Italia, Ncd e altre formazioni di centro destra pro-euro. Ma in via Bellerio, si sa, le promesse servono per raccogliere voti, non certo per essere mantenute.
A Roma invece Salvini chiede le dimissioni del sindaco Marino: il suo sit in Campidoglio è stato contestato non dagli autonomi dei centri sociali, ma da precari e disoccupati. Forse perchè a chiedere le dimissioni di Marino, Salvini ci è andato con alcuni dei protagonisti di Mafia Capitale della peggiore era Alemanno?
Ma per Salvini non è la prima manifestazione di protesta che si è trovato ad affrontare: ovunque sia andato in queste settimane è stato duramente contestato, da Napoli a Palermo dove forse c’è stata la dimostrazione più forte e partecipata.

9. LA SVOLTA A DESTRA (ESTREMA) E GLI IMPRESENTABILI SALVINIANI
La Lega Nord ha sempre avuto un’idea alquanto “ambigua” circa il tema della sicurezza. Il volto legalitario apparenetemente integerrimo contro i reati commesi da immigrati si scontra con le collusioni con alcuni dei movimenti più violenti della scena politica italiana.
Raid punitivi e aggressioni contro prostitute e omosessuali, immigrati e militanti di sinistra: sono tante le inchieste in cui sono coinvolti, o per i quali sono stati condannati, militanti di Casa Pound o delle altre formazioni minori della galassia della destra estrema italiana, ormai quasi sempre in piazza con Matteo Salvini e la sua Lega che abbandona così, definitivamente, il suo antifascismo mai nascosto da Umberto Bossi (figlio di partigiani combattenti e antifascista dichiarato).
Gli impresentabili, nella nuova lega targata Salvini, non sono affatto pochi. C’è chi è arrivato perfino a negare l’Olocausto e a proporre nuovi forni o lager per gay e immigrati. Da Buonanno a Borghezio, non vogliamo perdere tempo nel fornire ulteriore visibilità a chi ha contribuito fin troppo ad accrescere i pregiudizi del mondo sul nostro paese.

10. SALVINI, PUTIN, LA CENSURA E LA FAMIGLIA
Diritti umani negati, omicidi di stato – il caso di Anna Politkovskaja che ancora chiede giustizia, repressione delle opposizioni, nuove leggi contro gay e lesbiche, il rischio di una nuova guerra mondiale per il tentativo di annessione dell’Ucraina. Scaricato perfino da Berlusconi che con lui, nel suo celeberrimo lettone ospitava party e notti brave, Salvini è il più fedele supporter in Italia di Vladimir Putin.
E come Putin, ha una grande passione – quella della censura. Salvini denigra, insulta, disprezza. Ma non ammette critiche. Dopo diverse segnalazioni giunte alla nostra redazione, abbiamo provato, dal profilo di un nostro collaboratore a criticarlo in maniera civile (e senza insulti). Risultato? Il post è stato prontamente rimosso e il profilo del nostro collaboratore bannato. Non stupisca, dunque, che sulla sua fan page ci siano quasi solo commenti positivi.
Matteo Salvini ha pochi giorni fa dichiarato che è contrario al matrimonio o alle Unioni Civili per le coppie di fatto, gay o etero che siano. Aggiungendo che le emergenze in Italia sono altre. Resta il dubbio su chi debba decidere le priorità e i tempi della politica e in base a quali criteri si decida l’ordine di importanza dei problemi. Forse per Salvini la vita di due milioni di persone (quelle che si calcola vivano in coppie di fatto) vale meno della battaglia della lega per salvare le costosissime e inutilissime province? Di sicuro possiamo affermare che tra 900 parlamentari e qualche decina tra ministri e sottosegretari, i problemi dovrebbero e potrebbero essere affrontati tutti, senza guerre di priorità.

Però Matteo Salvini crede nella famiglia tradizionale. Divorzi e vallette incluse.

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Mauro Orrico per Face Magazine